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L'influenza aviaria, veicolata dal virus AH5N1, è una infezione virale che si verifica principalmente negli uccelli. In particolare, gli uccelli selvatici, soprattutto acquatici, sono il veicolo principale di diffusione di questi virus, che poi possono essere trasmessi, ad esempio, agli animali da allevamento, provocando danni economici ingenti. I virus aviari hanno una grande capacità di mutare e, recentemente, alcuni di questi ceppi virali sono stati trasmessi anche ai mammiferi, tra cui bovini e animali da compagnia, in particolare gatti.
Ma è vero che il virus dell'influenza aviaria può essere facilmente trasmesso all'uomo?
Analisi
Negli ultimi mesi si è parlato molto dei virus aviari, soprattutto per i diversi focolai che si stanno verificando negli USA, che coinvolgono in particolare gli allevamenti di bovini da latte, con centinaia di casi negli animali e alcune decine di contagi nell’uomo, generalmente con sintomatologia lieve, associata per lo più a congiuntivite e talvolta a sintomi che coinvolgono le vie respiratorie superiori. I virus aviari si trasmettono però raramente all'uomo.
Ma come si può contrarre l'aviaria? L'uomo può infettarsi con il virus dell'influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Ad ogni modo, Il virus dell’influenza aviaria è altamente infettivo, spesso mortale per gli uccelli. Anche nell’uomo, l’attuale tasso di letalità (numero di morti su numero di casi) è estremamente elevato: circa il 50% delle persone contagiate non sono sopravvissute all’infezione. Fortunatamente, le infezioni di influenza aviaria nell’uomo sono appunto sporadiche e, a differenza di quanto accade con i ceppi dell’influenza di stagione, le persone possono contrarre l’influenza aviaria solo se esposte a diretto contatto con animali infetti o con le loro secrezioni. E' bene chiarire che non è mai stata registrata una trasmissione di H5N1 da una persona infetta ad un altro essere umano.
Come sottolinea l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri per potersi trasmettere da uomo a uomo l’H5N1 dovrebbe subire numerose mutazioni e cambiare forma. Ad oggi, il virus non è stato in grado di evolversi in modo da potersi diffondere facilmente da una persona all’altra. Potrebbe non farlo mai. Un ulteriore ostacolo alla diffusione fra gli esseri umani è rappresentato dal fatto che il virus H5N1 non riesce ad entrare facilmente nelle cellule che rivestono naso e bocca. Sarebbe problematico se il virus sviluppasse mutazioni che lo aiutassero ad entrare in queste cellule. Una riflessione che i virologi e i microbiologi fanno da tempo. Naturalmente, maggiore è il numero di specie di mammiferi infettate dal virus, maggiori sono le possibilità che questo si adatti e si diffonda un ceppo pericoloso per l'uomo.
Ma quindi l’aviaria è un rischio anche per gli esseri umani? Si ma limitatamente. La maggior parte dei virus aviari è relativamente innocua per l’uomo. I casi umani possono essere asintomatici o con sintomi lievi. Al momento non c’è alcuna conferma della possibilità di una trasmissione da uomo a uomo e secondo l’ECDC, ad oggi il rischio infezione per la popolazione generale è basso e può diventare moderato solo per i lavoratori o altro personale esposto in un allevamento in cui siano presenti casi confermati.
Attualmente è disponibile un vaccino contro l'aviaria: la Hera, braccio operativo della Commissione europea, ha firmato di recente un contratto con la società farmaceutica inglese Seqirus per la fornitura di 665mila dosi di vaccino a uso umano contro la trasmissione dell'influenza aviaria. I vaccini sono destinati alle persone più esposte al rischio di trasmissione, in primo luogo chi lavora in allevamenti avicoli e i veterinari.
I Centri europei per il controllo delle malattie (Ecdc) monitorano la situazione e hanno diffuso delle raccomandazioni per la protezione delle persone (Protective actions for people) (https://www.cdc.gov/bird-flu/situation-summary/index.html). Tra le raccomandazioni quella di "evitare il contatto fisico diretto non protetto o l'esposizione ravvicinata con bovini e materiali potenzialmente infetti o confermati come infetti dal virus HPAI A (H5)" e di "evitare di mangiare o bere latte crudo o prodotti a base di latte crudo. Scegliere il latte pastorizzato è il modo migliore per proteggersi". Nonostante tracce del virus siano state ritrovate nel 20% dei campioni di latte pastorizzato venduti negli USA, in quegli stessi campioni non è stata infatti rilevata alcuna traccia di virus attivo e pericoloso. Se il latte di mucche infette dal virus dell'influenza aviaria H5N1 viene pastorizzato, non è infettivo se ingerito. Rappresenta invece un rischio se consumato crudo e non trattato. In un recente studio di Yoshihiro Kawaoka, virologo dell'Università del Wisconsin, Madison (Stati Uniti), sono stati analizzati campioni di latte crudo munto da una mandria di mucche con aviaria provenienti da un allevamento del Nuovo Messico. Topi nutriti con questo latte hanno sviluppato rapidamente sintomi di tipo neurologico (come la letargia) tipici di un'infezione da aviaria. I risultati della ricerca sono consultabili sul New England Journal of Medicine.
Secondo l’EFSA, inoltre, non c’è alcuna evidenza che l’influenza aviaria possa essere trasmessa all’uomo mediante consumo di carne contaminata. Il rischio di entrare in contatto con prodotti contenenti il virus è anche minimizzato dalle misure di sicurezza previste dalle normative che, ad esempio, impongono l’abbattimento e lo smaltimento sicuro dei capi degli allevamenti in cui vengono trovati animali positivi. Non c'è alcun rischio di trasmissione neppure attraverso il consumo di carni avicole o uova.
Lo scorso 6 gennaio il CDC statunitense ha segnalato il primo decesso in una persona ricoverata per influenza aviaria in Luisiana. Al momento in Italia non si segnalano infezioni in allevamenti di bovini, mentre, come accade ormai da diversi anni, ci sono stati focolai in allevamenti di volatili analogamente ad altri paesi europei. Dal 2003 al novembre 2023, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono stati segnalati a livello globale da 23 Paesi un totale di 882 casi umani di infezione da influenza AH5N1, di cui 461 decessi. In Europa il primo caso umano è stato notificato lo scorso 27 gennaio in Gran Bretagna, ma non si registrano ad oggi decessi.
Quanto ai sistemi di sorveglianza, in Italia la sorveglianza dei virus dell’influenza aviaria negli animali è affidata ai servizi veterinari. Il Ministero della Salute progetta, coordina e monitora le attività previste dal Piano Nazionale di Sorveglianza per l'Influenza Aviaria, con il supporto scientifico e tecnico del Centro di Referenza Nazionale per l'Influenza Aviaria ospitato presso l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). La sorveglianza della circolazione dei virus dell’influenza nell’uomo è coordinata dall’ISS e viene effettuata attraverso la rete RespiVirNet. Oggi, questa rete è in grado di rilevare anche eventuali possibili casi di infezione da virus aviari nella comunità.
Conclusioni
E' falso che il virus dell'influenza aviaria possa infettare facilmente l'uomo. I virus aviari si trasmettono raramente all'uomo ed al momento non c'è evidenza di una trasmissione da uomo a uomo. E' tuttavia necessario limitarne tempestivamente la diffusione con interventi di bonifica sugli allevamenti e protezione dei lavoratori esposti per evitare che nel futuro il virus possa mutare diventando un problema anche per l'uomo.
Fonti
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