"Oggi riscontriamo come in diverse
aree del Paese si stia, spesso inopportunamente, attribuendo in
modo esclusivo a società pubbliche la gestione delle attività
del ciclo integrato di gestione dei rifiuti, 'cancellando' in
prospettiva il tessuto di operatori privati che in questi anni
ha garantito efficaci risultati in termini ambientali ed
economici". Lo ha detto Elisabetta Perrotta, direttore
Assoambiente (l'associazione che rappresenta le imprese che
operano nel settore deli rifiuti) nel corso di un convegno al
Green Med Expo Symposium a Napoli.
Dalle testimonianze degli operatori intervenuti, osserva
Assoambiente, è emerso come negli ultimi anni si stia radicando
nei documenti di programmazione regionale, nelle scelte delle
amministrazioni comunali e in quelle della politica locale una
decisa propensione a mantenere nell'alveo pubblico la gestione
del ciclo integrato dei rifiuti, a prescindere da qualsiasi
aspetto di efficienza e qualità del servizio e di tutela della
concorrenza. Una conferma è arrivata di recente dall'ultima
relazione Corte dei Conti nella relazione sulle partecipate
degli enti territoriali e sanitari, che ha reso noto come nel
2021 su 11.852 affidamenti di servizi locali ben 10.863 (il
91,7%) sono stati diretti.
Secondo Ferdinando Di Mezza, vice presidente
dell'Associazione, "nel contesto nazionale ci confrontiamo
quotidianamente con un atteggiamento fortemente pregiudiziale
verso l'iniziativa privata. Un comparto che sconta un
pesantissimo scetticismo ideologico che ne riduce le enormi
possibilità di sviluppo. La scelta di ricorrere ad affidamenti
in house, giustificata dal un necessario 'controllo pubblico', è
spesso strumentale: il controllo pubblico è sempre assicurato
anche in caso di affidamenti ai privati, perché sono le norme a
prevedere che siano le amministrazioni (Enti d'ambito, Comuni e
consorzi di comuni) a fare i piani industriali, i piani
economico/finanziari, le gare e le verifiche sul raggiungimento
degli obiettivi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA