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Diabete, solo 1 paziente su 2 controlla la malattia

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Diabete, solo 1 paziente su 2 controlla la malattia

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In collaborazione con LILLY

Con glicemia sempre alta complicanze per cuore, reni e nervi

ROMA, 18 marzo 2025, 13:06

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Riccardo Candido, presidente Amd - RIPRODUZIONE RISERVATA

Riccardo Candido, presidente Amd - RIPRODUZIONE RISERVATA
Riccardo Candido, presidente Amd - RIPRODUZIONE RISERVATA

ANSAcom - In collaborazione con LILLY

Quasi 1 persona con diabete su 2 non riesce a controllare la malattia, nonostante la dieta e l'assunzione dei farmaci. È uno dei dati degli Annali Amd (Associazione Medici Diabetologi) che più preoccupa gli specialisti: un diabete non controllato apre infatti la porta a serie complicanze. Il dato è emerso nel corso della conferenza stampa sul rilascio della rimborsabilità da parte dell'Agenzia del Farmaco al medicinale tirzepatide nel trattamento del diabete di tipo 2.
    "I dati degli Annali Amd rilevano che solo il 56% delle persone con diabete di tipo 2 raggiunge un valore di emoglobina glicata sotto il 7%, che è il primo grande obiettivo target nel controllo glicemico", spiega Riccardo Candido, presidente Amd.
    "Se a questo si aggiungono altri due obiettivi previsti dalle linee guida internazionali, cioè quello del controllo della pressione arteriosa e del colesterolo, si scende a circa il 6%", aggiunge. Inoltre, l'85% delle persone con diabete di tipo 2 è sovrappeso od obeso e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi.
    Per le persone con diabete, il controllo glicemico è essenziale: "Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono quelle croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata agli zuccheri nel sangue", illustra il presidente della Società Italiana di Endocrinologia, Gianluca Aimaretti, ordinario di Endocrinologia all'Università del Piemonte Orientale e direttore del dipartimento di Medicina Traslazionale. "Le principali riguardano il rene, l'occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale". Queste "complicanze possono portare negli anni a gravi disabilità e ridurre l'aspettativa di vita in media di 6-7 anni", conclude Aimaretti.
    Per gli specialisti è fondamentale intervenire per ridurre il carico della malattia sul paziente, ma anche sulla società. Per farlo è necessario intervenire sui motivi che sono alla base del mancato controllo della malattia da parte dei pazienti. "Sono molteplici", spiega Riccardo Candido: "diagnosi tardiva e inizio del trattamento non tempestivo; inerzia terapeutica da parte dei professionisti; difficoltà da parte dei pazienti a mantenere adeguati stili di vita in termini alimentazione e attività fisica; utilizzo di terapie fino a qualche tempo fa non del tutto efficaci e gravate dal rischio di ipoglicemia; ridotta aderenza dei pazienti alle terapie". A ciò si aggiungono le "difficoltà a livello regionale di mettere a disposizione rapidamente le innovazioni terapeutiche che oggi sono più efficaci, come tirzepatide; da ultimo, la disequità di accesso alle nuove opportunità terapeutiche e tecnologiche", conclude lo specialista.
   

ANSAcom - In collaborazione con LILLY

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