Dopo un
decennio di vita sotto un regime democratico e di apprendimento
della democrazia in teoria e in pratica, come percepiscono i
giovani l'evoluzione delle istituzioni e delle procedure
politiche in un processo di autocratizzazione?"
Per rispondere a questa domanda, il think thank indipendente
'Arab Reform Initiative, in collaborazione con le organizzazioni
partner Génération Anti-Marginalization e We Start, ha condotto
nel 2023 una serie di sei focus group con giovani tra i 18 e i
35 anni, con 41 partecipanti, a Kairouan e Kabaria al fine di
raccogliere la loro percezione dei cambiamenti politici avvenuti
dopo il luglio 2021, le loro principali priorità e ciò che
percepiscono come percorso critico per una partecipazione
inclusiva e una maggiore giustizia sociale.
Tra i giovani tunisini riguardo alla vita pubblica odierna
predomina l'apatia politica, scrivono i ricercatori Nadia Jmal e
Malek Lakhal, precisando che "due anni dopo il colpo di Stato di
Saied, lo Stato sta ancora lottando per raggiungere la stabilità
economica, la sicurezza e la protezione e nel frattempo, Saied
continua a smantellare i risultati della transizione
democratica".
"La situazione attuale è percepita come una
relativa delusione per i giovani tunisini che hanno sostenuto
Saied dal 2019, riponendo la loro fiducia nei suoi discorsi
anti-establishment e di emancipazione giovanile. La mancanza di
cambiamenti, unita al ritorno di tendenze autoritarie, ha fatto
sì che i giovani siano sempre più disillusi dalla visione di
Saied e dalla sfera politica in generale". "Esiste un crescente
scetticismo dei giovani nei confronti dell'idea stessa di
trovare alternative e soluzioni collettive alla situazione
attuale: la sfera collettiva è troppo instabile, troppo
imprevedibile per essere investita di valori, tempo e sforzi,
mentre l'individuo può ancora essere investito, localizzato e
valutato. In un certo senso, questo inquadramento individualista
illustra la chiusura dello spazio politico, che non è più uno
spazio da investire con valori.
Ora, è l'aggiunta di sforzi individuali che viene vista come
la via d'uscita dalla crisi multidimensionale della Tunisia".
"Inizialmente, i giovani hanno percepito la presa di potere di
Kais Saied come un nuovo inizio per la Tunisia, ma ora non più -
sostiene lo studio. "Con il passare del tempo, il fascino di
Saied si è affievolito tra loro, mentre le loro richieste di
"libertà, giustizia e dignità" sono rimaste inascoltate. Non
hanno percepito un netto cambiamento nelle aree in cui lo
ritenevano capace di apportare un cambiamento, in particolare
nella politica, nell'economia e nel sistema giudiziario. Al
contrario, hanno riscontrato la presenza degli stessi problemi
che avevano criticato durante la transizione democratica:
mancanza di visione e una chiara preferenza per i cambiamenti
istituzionali piuttosto che per quelli economici.
Ma mentre il sostegno diminuisce, l'assenza di alternative
che soddisfino le loro richieste crea un vuoto che Saied
continua a riempire dando la speranza che le richieste di
moralizzazione della politica trovino risposta nelle sue mosse
autoritarie contro gli oppositori". "Nonostante i suoi abusi, il
senso di nostalgia per il regime di Ben Ali sta crescendo sia
tra i Millennials che nella Generazione Z. Da un lato, questa
nostalgia rappresenta una visione idealizzata del passato, che
incarna la nostalgia di valori che sembrano assenti nella loro
realtà attuale, come il prestigio internazionale, la stabilità
economica e la sicurezza, dall'altro l'immagine dell'ex regime
nella memoria personale e collettiva rimane contrastante e
ambigua, poiché molti sono consapevoli della violenza del
regime".
"I servizi pubblici sono "fuori servizio", mentre lo sviluppo
sembra bloccato. In settori come la sanità, i trasporti e
l'istruzione, i giovani sono concordi nel ritenere che la
qualità dei servizi si stia deteriorando nella capitale e, più
criticamente, in altre parti del Paese".
"Poiché l'orizzonte di sviluppo del Paese rimane fermo, la
migrazione è una delle poche opzioni rimaste ai giovani in cerca
di migliori condizioni di vita", conclude lo studio. (ANSAmed).
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