La caduta di Damasco lo scorso mese segna un passaggio epocale. Dopo anni di supporto a Bashar al-Assad, Mosca ha iniziato a ridistribuire le sue forze verso la Libia orientale.
Questo spostamento, afferma Badi in un'analisi pubblicata sul sito del centro studi americano il 2 gennaio, "non rappresenta solo una sostituzione di alleati, ma una continuità strategica", volta a espandere l'influenza russa nel Mediterraneo e in Africa.
L'esempio del sostegno al generale Haftar, capo dell'Esercito Nazionale Libico che controlla l'est della Libia, mostra come Mosca utilizzi figure autoritarie per destabilizzare gli interessi occidentali e consolidare la propria presenza.
Il "nonresident senior fellow" sottolinea che l'approccio russo in Libia è coerente con la propria strategia storica, risalente al XVIII secolo, quando Mosca sfidò l'Impero Ottomano.
"La Libia non è un ripiego per la Russia, ma un tassello di una strategia di lungo termine." Questo include la gestione di basi militari e l'uso di gruppi come l'ex-Wagner per mantenere il controllo su Haftar, la cui fragilità politica ricorda quella di Assad.
Secondo Badi, il legame tra Haftar e Mosca si è intensificato dopo la sconfitta del 2020 a Tripoli, con un crescente affidamento sulle capacità militari russe. Questa dipendenza, spiega, "rivela la precarietà del potere di Haftar, mascherata da un'apparente forza." Inoltre, la famiglia Haftar ha sfruttato il controllo sulla National Oil Corporation (la compagnia petrolifera nazionale "Noc") per facilitare attività allineate agli interessi del Cremlino, aggravando la corruzione e la fragilità istituzionale libica.
L'esperto libico dell'Atlantic Council, sottolinea che l'Occidente ha commesso gravi errori strategici in Libia.
L'abbandono del Paese durante la transizione post-Gheddafi ha permesso alla Russia e alla Turchia di affermarsi come attori dominanti. "Washington, nel tentativo di sottrarre Haftar all'influenza russa, ignora la sua totale dipendenza da Mosca," scrive Badi. Questo approccio reattivo è fallimentare e rischia di perpetuare l'instabilità.
Per contrastare l'influenza russa, l'Occidente deve abbandonare l'idea di "staccare pezzi" dall'influenza di Mosca.
Piuttosto, è necessario rafforzare le istituzioni libiche, promuovere la trasparenza economica e sostenere soluzioni politiche inclusive. Secondo Badi, è prioritario che Stati Uniti e partner internazionali intervengano "con decisione per prevenire nuove crisi".
Le lezioni di Siria e Libia sono chiare: l'inerzia e l'assenza di strategie coerenti hanno alimentato il successo di Mosca. Come conclude Badi, è essenziale "agire con stabilità e decisione, per evitare di ripetere gli errori del passato".
(ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA