TUNISI - "La Tunisia non si è ritirata dal Protocollo alla Carta Africana dei Diritti umani e dei Popoli che istituisce la Corte Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli, piuttosto, ha ritirato la sua dichiarazione del 2017 che accettava la giurisdizione della Corte a ricevere petizioni da individui e organizzazioni non governative (Ong)". Lo scrive in una nota ufficiale il ministero tunisino degli Esteri smentendo quanto circolato sui media e sui social network a proposito del presunto ritiro della Tunisia dalla Corte Africana dei Diritti dell'Uomo e dei Popoli.
Nella nota il ministero ricorda che la Tunisia è uno dei 34 Stati membri dell'Unione Africana su 55 che hanno ratificato il Protocollo che istituisce la Corte Africana, precisando che il Protocollo consente agli Stati, se lo desiderano, di accettare giurisdizioni aggiuntive e facoltative. Tuttavia, solo 12 paesi hanno inizialmente accettato questa disposizione, di cui cinque (tra cui la Tanzania, il paese ospitante della Corte) hanno successivamente ritirato le loro dichiarazioni che consentivano alla Corte di ricevere reclami da individui e Ong, citando la percepita interferenza nei loro affari interni. "Attualmente, solo sette Stati africani riconoscono ancora questa giurisdizione, il che - sottolinea il ministero - spiega perché la maggior parte dei paesi africani si è astenuta dall'impegnarsi con questo meccanismo". "Le autorità tunisine hanno preso questa decisione sovrana alla luce del recente aumento dei casi motivati ;;politicamente presentati contro la Tunisia dinanzi alla Corte africana", spiega il ministero.
"Questi casi erano volti a sfruttare la Corte per diffamazione, minare la sovranità e le istituzioni della Tunisia e screditare ingiustamente la sua magistratura, nonostante le ampie riforme legali della Tunisia che garantiscono indipendenza giudiziaria, imparzialità e sentenze eque", si legge nella nota.
Il ministero spiega ancora che "l'accettazione iniziale della giurisdizione della Corte da parte della Tunisia nel 2017 derivava dalla sua convinzione nel ruolo della Corte nel promuovere i diritti umani in Africa, tuttavia, come altre nazioni africane prima di essa, la Tunisia si è resa conto che la Corte era diventata uno strumento per trascinare il paese in questioni interne politicamente cariche di stati stranieri, contrariamente alla ferma politica tunisina di neutralità positiva e di non ingerenza negli affari di altre nazioni".
"Revocare il riconoscimento di questa giurisdizione, basata sulla sovranità nazionale e sul rifiuto categorico della Tunisia di interferenze esterne, non significa abbandonare la Corte africana", sottolinea il ministero. "La Tunisia continua a considerare la Corte un meccanismo chiave per risolvere le controversie relative all'interpretazione e all'applicazione della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli e di altri strumenti ratificati sui diritti umani".
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