La Kachabya è un cappotto da uomo fatto di lana di pecora o di pelo di cammello, ma viene filato principalmente dalle mani delle donne, di solito con metodi tradizionali.
Le fasi della lavorazione della Kachabya iniziano con la selezione, la purificazione e il lavaggio della lana o del pelo di cammello, quindi l'asciugatura e la filatura per estrarre i fili tessili, seguiti dalla tessitura e dalla tintura in colori prevalentemente neri, bianchi e marroni.
La caratteristica di questo costume tradizionale è quella di respingere il freddo in inverno e di proteggere dal vento. È anche legato alla lotta algerina contro il colonialismo francese, in particolare durante la Rivoluzione di Liberazione (1954-62), in quanto era l'abbigliamento indossato dai rivoluzionari nelle città, nelle montagne e nei villaggi, ed era anche un nascondiglio di armi con cui venivano condotte le operazioni di guerriglia contro le forze coloniali.
Nel famosissimo film La battaglia di Algeri, del regista italiano Gillo Pontecorvo, uno dei rivoluzionari appare nei viali della Casbah, la Medina ottomana della capitale, indossando una kachabya e nascondendo sotto di sé una mitragliatrice, per poi aprire il fuoco su un gruppo di persone classificate come traditori della rivoluzione.
Questo costume è fiorito nelle province dell'entroterra, o della cosiddetta "steppa", caratterizzate dalla diffusione su larga scala dell'attività pastorale, ma è stato addirittura trasferito in Europa, in particolare in Francia, attraverso gli immigrati algerini e dei loro figli.
In effetti, è diventato molto comune vedere questo abito anche nelle grandi città e nei quartieri più lussuosi dell'Algeria, resistendo così alle tendenze della moda.
Anche molti commercianti, in particolare ambulanti e venditori di bestiame, indossano la kachabya quando viaggiano tra città e province.
Per Moussa, un venditore che ANSAmed ha incontrato nel suo negozio nel centro di Djelfa, 300 chilometri a sud della capitale Algeri, la domanda di Kachabya rimane forte fra tutte le categorie della popolazione e non si limita agli anziani. "Anche i giovani e gli adolescenti comprano la Kachabya. È il tradizionale scudo invernale che simboleggia l'identità algerina e che resiste ancora alle tendenze e alle mode moderne", ha detto ancora il commerciante.
Moussa ha spiegato che le vendite aumentano soprattutto da metà novembre a fine marzo di ogni anno, periodo che coincide con la stagione fredda nel nord dell'Algeria.
Per quanto riguarda i prezzi, Moussa precisa che oscillano tra i 30.000 e i 160.000 dinari (da 200 a 1.100 euro), in base alla qualità della lana e del pelo di cammello utilizzati.
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