Per gli studenti in uscita dalle
scuole superiori, la moltiplicazione dei test d'ingresso per le
facoltà di area medica a numero chiuso "nazionale" (Medicina,
Odontoiatria, Veterinaria) rappresenta una grande occasione.
Così, dopo l'ufficializzazione delle due finestre all'interno
delle quali, nel 2023, sarà possibile cimentarsi con i quiz
(13-22 aprile e 15-25 luglio) rispondono "presente" in massa
alla chiamata del ministero dell'Università. In particolare
quelli che vorrebbero entrare nelle facoltà più ambite. Secondo
un sondaggio effettuato dal portale Skuola.net - su un campione
di 650 alunni di quinto superiore intenzionati a tentare
l'accesso al corso di laurea in Medicina o in Odontoiatria -
quasi 9 su 10 (l'88%) proveranno a ottenere il punteggio in
grado di garantirgli un posto già nella sessione di aprile.
Partendo dal presupposto che più tentativi si hanno, più alte
saranno le possibilità di successo: la pensa così l'87% degli
intervistati.
Allo stesso tempo, però, le ragazze e i ragazzi adottano un
atteggiamento più che prudente per quel che riguarda il giudizio
sulla riforma nel suo complesso. In base alle nuove norme, si
potrà svolgere il questionario più di una volta, scegliendo poi
il punteggio più alto da far valere per l'inserimento nella
graduatoria finale. A partire addirittura dal quarto superiore:
chi, oggi, si trova al penultimo anno di scuola e vuole
candidarsi per entrare a Medicina, Odontoiatria o Veterinaria
nel 2024, avrà ben quattro chance a disposizione, potendo
provare già ad aprile 2023. Ma gli studenti non si fidano più di
tanto. Se, infatti, c'è un 34% dei partecipanti al sondaggio che
promuove a pieni voti il sistema, altrettanti (34%) aspettano di
verificare come funziona concretamente per sbilanciarsi. Mentre
un altro terzo (29%) non è convinto affatto della bontà
dell'impianto della riforma.
Una delle maggiori perplessità è legata al fatto che, piazzando
le sessioni di test esattamente a cavallo della Maturità, la
preparazione per gli esami potrebbe essere fortemente
condizionata da quella per i quiz. Anzi, il 30% dei prossimi
maturandi ne ha la certezza. Quasi 2 su 3, invece, ritengono
fattibile gestire contemporaneamente i due appuntamenti, ma solo
a fronte di una precisa programmazione dello studio. Meno di 1
su 10 non intravede particolari criticità.
Ecco perché una buona parte degli studenti coinvolti dalle prove
d'accesso nelle tre facoltà oggetto della riforma chiede,
indirettamente, collaborazione al ministero dell'Istruzione,
spingendo per una Maturità simile a quella svolta lo scorso
giugno (con solo la prima prova nazionale e con la seconda prova
"scritta" dai docenti della scuola): per 1 su 2 sarebbe
l'opzione preferita. Va però detto che in tanti (38%) vorrebbero
il ritorno dell'esame standard, con due prove scritte nazionali.
Infine, un non trascurabile 14% gradirebbe un qualcosa di
diverso ancora, probabilmente una formula più "leggera".
Proprio la paura del doppio impegno, peraltro, è la principale
motivazione che, ad oggi, porterà a rinunciare alla sessione di
aprile circa 1 aspirante "camice bianco" su 10. Tra questi,
infatti, 6 su 10 dicono che tenteranno il tutto per tutto a
luglio proprio per concentrarsi sull'esame di Stato, pensando
solo successivamente all'università. Quasi 1 su 3, diversamente,
salterà la prima opportunità perché consapevole che, nei
prossimi quattro mesi, non riuscirà a imbastire una preparazione
sufficiente per ottenere un punteggio alto. C'è, però, anche chi
(7%) salterà il turno volendo prima vedere, nel pratico, com'è
il nuovo test.
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