È il pomeriggio dell'8
maggio 1993 quando l'elicottero bianco dell'Aeronautica militare
atterra in piazzale Giovan Battista Quinci a Mazara del Vallo,
dopo aver sorvolato sulla città. Papa Giovanni Paolo II si
affaccia pochi minuti dopo dal portellone e prima di scendere
saluta la folla che l'attende. Il Pontefice arriva in città nel
nono centenario di costituzione della Chiesa locale ma anche a
un anno dalle stragi di mafia del 1992 in Sicilia. Quei momenti
si rievocano oggi a 30 anni di distanza da quella visita che ha
segnato il cammino della Chiesa mazarese, luogo di confine e
allo stesso tempo di dialogo. "Mazara del Vallo è un crocevia
tra la civiltà europeo-cristiana e quella arabo-musulmana, essa
vive continuamente la sfida della tolleranza e del dialogo" sono
le prime parole che il Pontefice pronuncia in piazza.
"Ricordo la grazia che abbiamo vissuto con quella visita ma
anche le parole che Papa Giovanni Paolo II ebbe a pronunciare
per un territorio, quale il nostro, 'ammalato' di una malattia
atavica quale è la mafia - dice don Vito Impellizzeri, oggi
docente presso la Facoltà teologica di Sicilia e nel 1993
giovane seminarista - il Pontefice rivolgendosi ai sacerdoti
ebbe a dire: il vostro ministero non è certo facile, esso a
volte si trova a dover contrastare una mentalità mafiosa,
ispiratrice di atteggiamenti che rappresentano sfide poderose
per la vostra attività pastorale". Quelle parole di Papa
Giovanni Paolo II pronunciate a Mazara del Vallo furono il
preludio di quanto, il 9 maggio, poi disse alla folla radunatasi
nella Valle dei Templi di Agrigento: "mafiosi, convertitevi!".
A Mazara del Vallo il Pontefice richiamà anche il mare
Mediterraneo, dove 30 anni fa non c'erano ancora le rotte dei
migranti: "merita rispetto e non può essere saccheggiato o
inquinato e non può diventare teatro di conflitti ed egoismi
nazionalistici", disse durante l'omelia sul lungomare di Mazara
del Vallo. Oggi, a 30 anni di distanza, quel messaggio è quanto
mai attuale.
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