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Il figlio prediletto esiste, preferenze e pregiudizi che resistono

Il figlio prediletto esiste, preferenze e pregiudizi che resistono

Come si diventa genitori rispettosi, solo così si aiutano i fratelli

16 gennaio 2025, 21:59

di Agnese Ferrara

ANSACheck
Una famiglia felice con genitori e due figli foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una famiglia felice con genitori e due figli foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

A  chi vogliono più bene mamma e papà? Quante volte si dibatte delle preferenze dei genitori verso il primo figlio, oppure verso l’ultimo? Voi che figli siete stati, prediletti – al centro delle attenzioni di papà o mamma - oppure trascurati e magari, chissà, più liberi? E che genitori vi sentite di essere quando vi confrontate con più di un figlio? Cosa dicono i figli di voi? Date, ad esempio, la stessa paghetta a tutti oppure premiate di più il ‘preferito’, se c’è?  Rimproverate in modo equo oppure lasciate correre con uno in particolare, quando hanno contributo insieme alla marachella?
   Mamma e papà prediligono il più piccolo ma solo quando è davvero piccolo, poi preferiscono il maggiore perché più ‘coscienzioso’ e quindi facile da gestire. E’ invece meno vero il detto comune che la mamma preferisca la figlia femmina e il papà il maschietto, sembra invece in via generale che le femmine siano più spesso le preferite da entrambi i genitori (almeno nelle famiglie europee). I genitori sarebbero anche più propensi a scegliere il ‘figlio preferito’ tra chi si dimostra gradevole, coscienzioso e con pochi conflitti emotivi. Estroversione e ‘argento vivo addosso’ non sono ben sopportati.
   Le preferenze insomma, per quanto rinnegate dai genitori stessi quando accusati dai figli che si sentono ignorati, ci sono e incidono negativamente sulla crescita degli altri figli, i non prediletti e fanno litigare di più tra di loro gli stessi figli. Lo dimostra un nuovo studio che ha esaminato il legame tra le caratteristiche dei bambini e le differenze nel modo in cui i genitori li trattano e il tema è al centro di manuali di ‘self help’ di successo e di indicazioni di ‘parent coach’.
  Le differenze nelle attenzioni di mamma e papà verso alcuni figli sono al centro di una ricerca composta dalle meta-analisi di 30 articoli di riviste peer-reviewed e dissertazioni/tesi, insieme a 14 database, che comprendono un totale di 19.469 partecipanti di molti paesi del mondo, inclusa l’Europa. Nello studio, condotto dai ricercatori dell'American Psychological Association, sono stati esaminati l'ordine di nascita, il genere, il temperamento e i tratti della personalità (estroversione, gradevolezza, apertura, coscienziosità e instabilità emotiva e ‘nevroticismo’) fossero collegati al favoritismo di mamma e papà. “I genitori possono mostrare preferenze in molti modi, tra cui il modo in cui interagiscono con i figli, quanti soldi spendono per loro e quanto controllo esercitano su di loro, - spiegano gli autori dell’indagine pubblicata su Psychological Bulletin. - In totale abbiamo osservato infatti cinque aspetti: trattamento generale, interazioni positive e negative, destinazione delle risorse e controllo sui figli”.
Inizialmente i ricercatori pensavano che le madri avrebbero favorito le figlie femmine e i padri i figli maschi, come si ipotizza da tempo. Tuttavia, lo studio ha scoperto che sia le madri che i padri erano più propensi a favorire le figlie femmine e questo assioma vale soprattutto nei paesi europei. Un aspetto che fa riflettere è il fatto che i genitori sembrano preferire i bambini coscienziosi, responsabili e organizzati, e più facili da accudire. “Ciò suggerisce che gli adulti potrebbero trovare questi bambini più facili da gestire e potrebbero rispondere in modo più positivo nei loro confronti. Siamo sorpresi che essere bambini estroversi non sia un comportamento associato al favoritismo da parte dei genitori” si legge nello studio. “Si può riflettere così su quali fratelli in una famiglia potrebbero essere inclini a essere meno favoriti e, quindi, a maggior rischio di risultati disadattavi. Questi risultano essere i figli maschi e, in alcuni casi, i fratelli più piccoli, i meno coscienziosi e i meno gradevoli”.   “Le percezioni dei membri della famiglia possono differire tra loro e - dicono gli autori - avere preferenze può avere conseguenze ed implicazioni perché i bambini meno favoriti tendono ad avere una serie di risultati di sviluppo più scadenti, come bassa autostima, meno benessere mentale, comportamenti più problematici e relazioni familiari più scadenti”.
Ma un figlio docile, responsabile, insomma un adulto in miniatura, sarà migliore di un bambino un po’ ribelle ed estroverso? Il dibattito è aperto e lo studio non ci dice quanto il ‘troppo amore’ dato al prediletto faccia sempre bene ma invita i genitori a pensarci bene prima di lodare e proteggere di più un figlio rispetto ad un altro.  Il tema è all’ordine del giorno e per risolvere i più comuni conflitti ed errori educativi dei genitori si moltiplicano i manuali di self help e le discussioni su forum e chat.
   Il tema dell’educazione verso i figli è al centro delle tecniche di ‘respectful parenting’, un approccio che trasforma la relazione genitore-figlio in un processo educativo che lascia liberi di seguire la propria indole con rispetto promuovendo una crescita armoniosa per tutta la famiglia. “Il respectful parenting significa ‘genitorialità rispettosa’ e nasce dal lavoro pionieristico di Magda Gerber, una filosofia educativa che riconosce i bambini come competenti e meritevoli di rispetto fin dalla nascita” - spiega Silvia D’Amico, mamma di tre bambini, parent coach, podcaster e scrittrice, autrice del podcast “Mamma Superhero” e del libro ‘L'arte del respectful parenting. Come superare gli ostacoli della genitorialità con amore e fermezza’ (in uscita per Red Edizioni, già tra i best seller della sezione ‘famiglia e relazioni’ su Amazon). - L'idea di base è che costruire relazioni profonde basate su rispetto, fiducia e connessione tra tutti possa trasformare il modo in cui viviamo la genitorialità. Per il ‘respectful parenting’ i genitori devono assumere il ruolo di guide consapevoli per un ambiente familiare sereno e collaborativo”.
“Quando la sera hai un figlio che la sera si mette a letto senza protestare, può essere facile fare il bravo genitore,” – spiega d’Amico. – Idem quando il figlio si siede a tavola e mangia tutto senza protestare. Quando invece hai un figlio che piange e non collabora è necessario imparare ad essere una guida calma e competente per affrontare la situazione e andare a fondo delle motivazioni del figlio senza filtri personali e senza mostrare facili preferenze”.  
  In ‘Crescere fratelli e sorelle: Guida per tutti i genitori e le famiglie in attesa di fratelli e sorelle - Educazione di squadra, senza litigi e gelosie’ (Expertengruppe Verlag editore), l’autrice Johanna Burgstein, specializzata in scienze dell'educazione, dà indicazioni pratiche su come diventare genitori più generosi per far funzionare una relazione tra fratelli, vivendo in armonia e senza litigare.  Sì perché, spiega l’autrice, spesso i fratelli litigano tra loro anche a causa di una specifica ‘costellazione familiare’ che include un comportamento di favoritismi da parte dei genitori.  
Tra le tante soluzioni proposte quella di non responsabilizzare eccessivamente il fratello maggiore nei confronti del più piccolo, magari appena nato. Non generare competizione (sottolineare le differenze tra i due esprime preferenze), non prendere le parti dell'uno o dell'altro (non prendere posizione giustificando il comportamento di uno dei figli quando litigano). Inoltre incoraggiare la cooperazione, cercando di rendere tutti i figli partecipi della vita familiare e allo stesso modo. 

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