Pechino alza il fuoco di sbarramento contro la bozza finale della Commissione Ue sui dazi contro le e-car made in China e passa al contrattacco con un'indagine anti sussidi sull'import di prodotti lattiero-caseari dall'Unione europea. Nel mirino, su richiesta presentata a fine luglio dalla China Dairy Association e dalla China Dairy Industry Association, sono finiti formaggi freschi ed erborinati, cagliata e alcuni lavorati di latte e panna, insieme all'esame dei sussidi della Politica agricola comunitaria (Pac).
Pechino, passando al setaccio un settore che vale molte centinaia di milioni di euro, ha detto che l'indagine riguarderà i regimi di sussidi varati fino a fine marzo 2024 e i danni eventuali subiti dall'industria nazionale cinese tra inizio 2020 e lo scorso marzo, nonché i piani di sussidio nazionali in Irlanda, Austria, Belgio, Italia (in particolare, quelli ad assicurazione del bestiame e logistica lattiero-casearia), Croazia, Finlandia, Romania e Repubblica Ceca. La reazione della Cina era attesa, viste le pressioni e i toni usati nelle ultime settimane. La decisione di Bruxelles di aumentare i dazi sulle e-car - al fine di compensare gli aiuti di stato ricevuti dai marchi cinesi - è stata bollata da Pechino come "protezionismo" e "concorrenza sleale in nome della concorrenza leale", ha tuonato il ministero del Commercio. E l'irritazione è salita per il trattamento preferenziale dato alle auto Tesla prodotte in Cina, le cui tariffe d'importazione sono state ridotte al 9% dal 20,8% precedente, a fronte di una forchetta limato al ribasso del 17-36,3%, in aggiunta al 10% già in vigore, per i veicoli dei produttori cinesi.
Il ministero del Commercio ha assicurato che Pechino adotterà "tutte le misure necessarie per difendere in modo risoluto i diritti e gli interessi legittimi" delle sue imprese, mentre la China Association of Automobile Manufacturers (Caam), la potente organizzazione dei produttori di veicoli del Dragone, ha lamentato "rischi enormi e incertezza" su operazioni e investimenti delle aziende associate nell'Ue.
Di riflesso, i titoli dei produttori mandarini di e-car hanno subito brusche perdite alle Borse di Hong Kong, Shanghai e Shenzhen: Nio e Xpeng, ad esempio, hanno ceduto il 2%, mentre Geely Auto e Saic intorno allo 0,50%. Byd, il leader mondiale del settore, ha avuto un rimbalzo del 2% sulla convinzione degli analisti che la società abbia i margini per superare le turbolenze europee. La reazione negativa dei mercati è legata al fatto che le case automobilistiche cinesi hanno già subito il colpo: a luglio, quando i dazi sono entrati in vigore in via provvisoria, nell'Ue è stato immatricolato il ;;45% in meno di e-car dal Dragone sul mese precedente, secondo Dataforce che ha elaborato i dati provenienti da 16 Paesi Ue.
L'indagine sui prodotti lattiero-caseari si unisce alla serie di altre iniziative simili di Pechino sulle pratiche commerciali Ue, tra cui quella antidumping sull'import di carne di maiale e derivati avviata a giugno. Bruxelles ha mosso varie azioni contro la Cina su energia green e appalti. Scenari di guerra commerciale, insomma, che non sono nell'interesse delle parti: Pechino è alle prese con un'economia difficile e con l'inedita situazione, dopo lo scontro a tutto campo con gli Usa, di una crisi mai così grave con Bruxelles.
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