Sono stati in totale oltre 200 i
casi autoctoni di febbre Dengue registrati la scorsa estate tra
le città di Fano e Pesaro su un totale di 700 casi
complessivamente registrati in Italia. Quello delle Marche è
stato il focolaio più esteso, come numero di casi, finora mai
registrato in Europa. Un problema socio-sanitario che è stato
affrontato con successo grazie al lavoro intersettoriale di
tutte le Istituzioni locali e al coinvolgimento diretto della
popolazione.
Questo il passaggio più significativo a cui sono giunti gli
esperti riuniti oggi ad Ancora, alla Mole Vanvitelliana, per il
convegno One Health e Arbovirosi: Prevenzione e Controllo in
Emergenza Della Dengue.
"Per debellare la Dengue è necessario combattere l'agente
vettore che è rappresentato dalla zanzara tigre. Perciò è
imprescindibile un coinvolgimento diretto di tutti i cittadini.
Fondamentale è stato il lavoro intersettoriale di Regione,
Istituto Zooprofilattico attraverso il proprio Centro
biregionale per le malattie trasmesse da vettori (diretto dal
Dott. Stefano Gavaudan), Comuni, Aziende Sanitarie Locali. In
particolare il servizio del Dipartimento di Prevenzione con le
sue articolazioni Mediche e Veterinarie", le parole di Vincenzo
Caputo, Direttore Generale Istituto Zooprofilattico Sperimentale
Umbria Marche.
"Il focolaio tra Pesaro e Fano ha destato timori soprattutto
per la popolazione fragile, inclusi i pazienti oncologici,
spesso immunodepressi e soggetti a rischi e a complicanze
maggiori rispetto ad altri. Ha inoltre messo in risalto il ruolo
importante e positivo che può svolgere la cittadinanza quando
viene informata nel modo corretto. Questo rappresenta uno degli
obiettivi principali del progetto One Healthon: quello di creare
una cultura della salute che possa aiutare a prevenire le
malattie e la loro diffusione", ha concluso Rossana Berardi,
Prof. Ordinario di Oncologia Università Politecnica delle Marche
e Responsabile Scientifico e Coordinatrice del Progetto.
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