Bloccando una 'proteina serratura'
si ripristina la funzione delle sinapsi e la memoria nel
cervello. Questo quanto svelato da uno studio UnivPM-Inrca per
la terapia contro il declino cognitivo dell'anziano pubblicato
sull'importante rivista internazionale Aging Cell. Lo studio
delle ricercatrici e dei ricercatori del Centro di Neurobiologia
dell'Invecchiamento dell'Irccs Inrca e del Dipartimento di
medicina Sperimentale e Clinica dell'Università Politecnica
delle Marche, guidati dal professore Fiorenzo Conti, con il
fondamentale contributo del Prof. Marcello Melone,
dell'Università di Catania (guidati dalla professoressa Daniela
Puzzo, con il cruciale apporto della dottoressa Maria Rosaria
Tropea) e dell'Università Cattolica di Roma (diretti dal
professore Claudio Grassi) dimostra che in topi adulti normali
il blocco con farmaci del recettore o la sua rimozione genetica
potenzia la sinapsi e, di conseguenza, la formazione di memorie.
Nei topi anziani il blocco dei recettori D3 annulla le
alterazioni sinaptiche presenti e nei topi che non possiedono
recettori D3 per manipolazione genetica non presentano
alterazioni delle sinapsi e deficit della memoria quando
diventano anziani. Questo studio riveste grandissimo interesse
per le prospettive applicative, considerando che farmaci che
bloccano i recettori D3 (antagonisti) sono già in fase di
sperimentazione clinica, anche se per altre patologie.
"Si tratta di uno studio che sarà capace di aprire nuovi
percorsi terapeutici e di portare ad un significativo
miglioramento della vita delle persone", commenta il Rettore
dell'UnivPM, professor Gian Luca Gregori. "Lo studio condotto
evidenzia come la collaborazione tra istituzioni e tra gruppi di
ricerca diversi permetta quella sinergia necessaria al
raggiungimento di obiettivi di grande rilevanza scientifica",
concludono la Direzione Generale e Scientifica dell'Inrca.
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