Dalle barriere coralline ai banchi di merluzzi del Mare del Nord, fino allo scioglimento dei ghiacci: l'ambiente è sottoposto a continui stress a causa dei cambiamenti climatici e per la prima volta diventa possibile capire con esattezza quanto ecosistemi diversi siano in grado di resistere. Permette di farlo il metodo statistico messo a punto grazie alla ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B e che ha come prima autrice Camilla Sguotti, del dipartimento di Biologia dell'Università di Padova. Allo studio hanno collaborato il Joint Research Center dell'Unione Europea, l'Università greca di Patrasso e l'International Livestock Research Insitute in Kenya.
"I cambiamenti di regime sono sempre più frequenti e stanno avvenendo in molti sistemi naturali: desertificazione, transizione di ecosistemi marini complessi come le barriere coralline, scioglimento dei ghiacci sono solo alcuni esempi", osserva Sguotti. Secondo il Rapporto globale sui punti critici degli ecosistemi (Global Tipping Point), pubblicato nell'ambito della COP 28 e al quale ha contribuito la stessa ricercatrice, "25 sistemi della biosfera sono già andati incontro a queste dinamiche", rileva Sguotti, ma i metodi finora utilizzati per stimarne la resilienza "sono difficilmente applicabili alle serie temporali degli ecosistemi reali, che spesso sono brevi e molto variabili. Per questo abbiamo sviluppato l'approccio Cuspra, che stima la resilienza degli ecosistemi a pressioni esterne". Si tratta dell'estensione di un modello matematico-statistico che permette di quantificare la resilienza di un ecosistema calcolandola come la distanza da un cambiamento irreversibile.
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