/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Siccità in aumento, periodi più lunghi, estesi e intensi

Siccità in aumento, periodi più lunghi, estesi e intensi

Esperta: ‘Possono diventare nuova normalità’

17 gennaio 2025, 14:05

di Benedetta Bianco

ANSACheck
Il bacino idrografico dell 'Alto Rio Yeso in Cile, fotografato nel 2017 (fonte: Thomas Shaw | ISTA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il bacino idrografico dell 'Alto Rio Yeso in Cile, fotografato nel 2017 (fonte: Thomas Shaw | ISTA) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il clima si sta spostando verso un futuro sempre più caratterizzato dalla siccità: episodi particolarmente gravi stanno diventando sempre più lunghi, intensi ed estesi, proseguendo un trend già in aumento dal 1980. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Science, guidato da Liangzhi Chen dell’Istituto federale svizzero per lo studio delle foreste, della neve e del paesaggio (Wsl), al quale ha partecipato anche l'italiana Francesca Pellicciotti, professoressa all’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Austria (Ista). La ricerca ha analizzato 40 anni di dati e oltre 13mila eventi siccitosi durati almeno due anni: le regioni più colpite comprendono gli Stati Uniti occidentali, la Mongolia e soprattutto l’Australia Sud-orientale. 

Lo studio mira anche ad attirare l’attenzione dei decisori politici, sottolineando la necessità di strategie di adattamento e mitigazione più realistiche, che tengano conto del fatto che gli episodi di siccità possono protrarsi molto più a lungo nel tempo. “Le cosiddette megasiccità potrebbero diventare la nuova normalità”, dice all’ANSA Francesca Pellicciotti, che è anche a capo del progetto MegaWat finanziato dalla Commissione Europea, che ha l’obiettivo di studiare il fenomeno in Europa e al quale partecipa anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano. 

Attualmente, le strategie di mitigazione considerano in gran parte la siccità come eventi stagionali o annuali, spero che potremo proporre soluzioni pratiche nei prossimi anni”, prosegue la ricercatrice. “Questo è un argomento estremamente attuale. Nel nostro studio l’Europa non risulta particolarmente coinvolta, ma i dati da noi utilizzati arrivano solo fino al 2018. Forse, includendo anche quelli relativi agli ultimi anni, il continente europeo risulterebbe più colpito”.

La carenza prolungata di precipitazioni può causare danni potenzialmente irreversibili: dalla perdita dei raccolti alla maggiore mortalità degli alberi, dall’impoverimento degli ecosistemi alla riduzione delle risorse idriche. Episodi recenti, come quello che ha interessato gli Stati Uniti occidentali dal 2000 al 2018, o quello in corso in Cile da 15 anni, che ha quasi prosciugato le riserve idriche del centro Paese, hanno suscitato notevole preoccupazione, ma tanti altri sono passati praticamente inosservati.

Per far luce sul problema i ricercatori hanno mappato più di 13mila eventi avvenuti tra il 1980 e il 2018, utilizzando i dati sulle anomalie nelle precipitazioni, modelli sull’evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante e immagini ottenute dai satelliti che monitorano i cambiamenti nel verde della vegetazione. “È il primo studio a compiere una classificazione sistematica su scala globale e ad altissima risoluzione – afferma Pellicciotti – fino a 5 chilometri”.

I risultati mostrano che, negli ultimi 40 anni, le siccità estese hanno colpito quasi tutti i continenti e sono diventate sempre più comuni, con il territorio globale interessato da questi eventi che aumenta di circa 50mila chilometri quadrati all’anno. “Le siccità che durano così tanto tempo producono effetti amplificati – osserva Pellicciotti – perché tolgono all’ecosistema la capacità di recuperare”.

Gli ecosistemi più colpiti sono risultati essere le praterie delle zone temperate, mentre le foreste tropicali e quelle boreali sembrano resistere meglio. Le foreste tropicali possono infatti compensare gli effetti della siccità se hanno a disposizione riserve idriche sufficienti, mentre per i boschi di conifere tipici dell’emisfero boreale sono le temperature, più che la disponibilità di acqua, a limitare la crescita, che sta invece aumentando a causa del riscaldamento globale. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza