Con la stagione estiva - e in vista del Ferragosto - non mancano le occasioni per dedicarsi alla cottura dei cibi "alla brace" e il successo della pietanza dipende anche dalla legna utilizzata. Gli italiani sembrano sempre più consapevoli del valore gastronomico di questo "ingrediente" naturale da utilizzare per la cottura e l'affumicatura. L'Italia peraltro è il primo importatore al mondo di legna da ardere e in questo campo non si bada a spese: c'è chi ordina online legnami sudamericani o esotici per il barbecue, mentre quasi un terzo dei consumatori (31,9%) è disposto a pagare il 10% in più per acquistare legno proveniente da fonti sostenibili. Uno su cinque pagherebbe il 15% in più e il 14,3% fino al 20% in più. Il 7,7% sarebbe disposto a spendere fino al 25% in più per cuocere in maniera sostenibile.
Corbezzolo e quercia sono ideali per grigliare le carni rosse, olivo e pesco sono preferibilmente da destinare alle carni bianche e al pesce, mentre l'affumicatura arricchisce il gusto di carni, pesci, verdure e formaggi. Ad esplorare il rapporto tra legno e cibo in Italia è PefcItalia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, in occasione della pubblicazione nella rivista "Food Research International" dello studio "Firewood as a tool to valorize meat", condotto dalla professoressa Luisa Torri e dalla ricercatrice Maria Piochi del Laboratorio di Analisi Sensoriale in collaborazione con il Pollenzo Food Lab e il supporto di Pefc e "Altrefiamme", startup che valorizza la filiera della legna da ardere tramite blockchain e sensorizzazione. "Sostenere le filiere enogastronomiche locali, attraverso l'utilizzo di legno certificato è un passo avanti importante verso una gastronomia più responsabile e più rispettosa dell'ambiente e delle comunità delle aree interne del nostro Paese" sottolineano Marco Bussone e Antonio Brunori, presidente e segretario generale del Pefc Italia.
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