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La ricerca scommette su agrumi italiani, tesoro da 1,8 milioni

La ricerca scommette su agrumi italiani, tesoro da 1,8 milioni

Citrus Day di Crea, innovazione varietale e tecnologica

ROMA, 21 febbraio 2025, 16:11

Redazione ANSA

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© ANSA/EPA

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Oltre 3,2 milioni di tonnellate di produzione per un valore di 1.800 milioni di euro. Questi i numeri che rendono l'Italia uno dei principali produttori di agrumi in Europa con un'offerta che spazia dalle arance, ai limoni, ai mandarini, ai pompelmi, ai clementini e ai bergamotti. Lo fa sapere il Crea, punto di riferimento scientifico del comparto, in occasione del Citrus Day, il consueto appuntamento annuale per fare il punto sul settore tra ricerca e produttori, con le nuove varietà brevettate e quelle in corso di brevettazione.
    Una giornata organizzata dal Crea Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura presso la sua sede di Acireale, dove il presidente del Crea, Andrea Rocchi, ha sottolineato, tra l'altro, la qualità organolettica dell'agrumicoltura italiana; grazie anche alla posizione geografica privilegiata, ha saputo distinguersi per sostenibilità, attenzione alla salute del consumatore e forte identità legata a dieta mediterranea e territorio.
    Miglioramento genetico, innovazioni di processo e di prodotto, difesa delle piante, sostenibilità, qualità e tracciabilità: da sempre i ricercatori del Crea sono impegnati a recuperare, tutelare e valorizzare l'agrobiodiversità, in particolare agrumicola, e soprattutto ad innovare con tecniche all'avanguardia, come le Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita), in grado sia di tutelare la tipicità dei prodotti locali, adattandoli alle nuove richieste dei consumatori e alle sfide climatiche, sia di migliorare la qualità dei frutti.
    Tuttavia resta imprescindibile la sostenibilità ambientale: ad esempio, impiegando microrganismi e batteri azotofissatori per ridurre l'uso di fertilizzanti azotati sintetici, con notevole vantaggio per il clima globale, la produzione alimentare, la salute del suolo e l dell'uomo. Oppure utilizzando quelle pratiche agricole, inerbimenti, agroforestazione, riduzione delle lavorazioni, ammendamento e riciclo della sostanza organica, in grado di aumentare la quantità di anidride carbonica sequestrata nel suolo e nella biomassa vegetale, contribuendo a mitigare il cambiamento climatico.
   

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