(di Paolo Petroni)
Il teatro, scrivono i curatori, "ha
giocato un ruolo centrale nella vita e nell'identità culturale
dell'antica Roma (e prima in Grecia): non solo mezzo di
intrattenimento ma anche di riflessione critica e coesione
sociale", che è poi la caratteristica di quest'arte, che ben
risulta visitando la mostra 'Teatro. Autori, attori e pubblico
nell'Antica Roma', da domani al 3 novembre al Museo dell'Ara
Pacis. L'esposizione è a cura di Orietta Rossini e Lucia
Spagnuolo, autrici anche dell'importante e ricco catalogo de
L'Erma di Bretschneider a cura di Salvatore Monda.
Il visitatore, qui nel suo ruolo di spettatore, viene
invitato a seguire cronologicamente lo sviluppo teatrale
attraverso i suoi protagonisti (ecco subito i busti dei grandi
padri Eschilo, Sofocle e Euripide), i testi, ma soprattutto i
meccanismi di realizzazione degli spettacoli, l'uso delle
maschere, la recitazione, la musica e la danza, sino ad arrivare
alle strutture architettoniche stesse dei teatri che si faranno
sempre più monumentali (nell'area di tutto il mediterraneo ne
sono stati censiti più di mille). Ecco allora quello oramai
sparito di Pompeo da circa ventimila posti, di cui però nella
città restano le tracce e attraverso le riprese di un drone e
ricostruzioni virtuali se ne individuano le attuali vestigia,
tra Campo de' fiori e Largo Argentina, e se ne fa apparire
l'aspetto originale, in un video affascinante.
La mostra infatti, che mette assieme un discorso
significativo e coeso sul teatro a Roma, si propone come
immersiva e coinvolgente per farsi il più esplicativa e
documentaria possibile e fruibile anche dallo spettatore meno
informato. C'è per esempio il celebre Vaso di Pronomos (dal nome
di un flautista celebre a Atene) dall'Archeologico di Napoli,
personaggio raffigurato al centro di quella che appare come una
performance teatrale e ci offre molte informazioni sul dramma
satiresco, sui personaggi, sui costumi, sui musicisti, qui come
smontato, svolto e spiegato in un grande video. Ci sono voci
recitanti di attori di oggi; c'è un video a grandezza naturale
con membri della Compagnia La Mansarda, specializzati nella
ricostruzione di opere classiche recitate con la maschera,
mostrandone la capacità di riverberare tutta l'espressività
della voce e del corpo, qui in una divertente farsa.
Questo naturalmente in un percorso, diviso in sette sezioni
cronologiche e tematiche, con 240 opere provenienti da 25
diversi musei nazionali e internazionali, che vanno dalle
maschere miniaturizzate della tragedia e commedia greca
dell'isola di Lipari; statuine di attori, danzatori e giocolieri
del mondo magnogreco; una serie di miniature teatrali, molte mai
esposte prima; statue e bassorilievi da Ifigenia a Elena; tanti
strumenti musicali originali come tibie, resti di cetre,
crotali, sistri, molti dei quali riprodotti per l'occasione in
modo anche di consentire al visitatore di usarli e sperimentarne
il suono; gli affreschi parietali di un camerino teatrale del
teatro romano di Nemi; una serie di 12 gemme di epoca romana a
soggetto teatrale; il ritratto di Marcello e la maschera in
bronzo di Papposileno della collezione Fondazione Sorgente
Group. Arrivando sino all'oggi, con le rappresentazioni
classiche di Siracusa e la riscrittura 1963 di Pasolini in
romanesco e versi del 'Miles gloriosus' col titolo 'Il vantone'.
L'esposizione è promossa da Roma Capitale, sovrintendenza
Capitolina ai Beni Culturali con l'organizzazione di Zètema
Progetto Cultura e oggi è stata inaugurata anche dall'assessore
comunale alla cultura Miguel Gotor, che ha sottolineato il
valore anche contemporaneo della mostra, perché reimmergersi nel
teatro classico mette in evidenza il ruolo culturale e sociale
di quest'arte in rapporto innanzitutto alla vita democratica.
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