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Processo Amato: la sorella della moglie chiede 1,1 milioni

Processo Amato: la sorella della moglie chiede 1,1 milioni

Il legale di parte civile: 'L'imputato è l'unico responsabile'

BOLOGNA, 25 settembre 2024, 14:11

Redazione ANSA

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"L'unico responsabile è Amato, l'unico ad avere i mezzi, la disponibilità e l'abilità per somministrare quei farmaci. Ha commesso due delitti quasi perfetti'. Lo ha detto l'avvocato Maurizio Merlini, parte civile nel processo che vede imputato in Corte d'Assise l'ex medico della Virtus Giampaolo Amato, accusato dell'omicidio aggravato della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, trovata morta 22 giorni prima della figlia.
    Le due donne, secondo la Procura, che ha chiesto l'ergastolo per il professionista, sono state avvelenate con un mix di Sevoflurano, un'anestetico e Midazolam, ovvero benzodiazepine.
    Merlini assiste Anna Maria Linsalata, sorella di Isabella. Il legale si è unito alla richiesta dell'ergastolo, chiedendo inoltre 1 milione e 100mila euro di risarcimento.
    "Amato è stato l'ultimo a vedere Isabella Linsalata viva e a trovarla morta. La notte della morte di Giulia Tateo il suo smartwatch registra cinque salite al piano di Tateo. Entrambe sono morte di morte non naturale - ha sottolineato più volte Merlini - ed in entrambi i corpi ci sono gli stessi farmaci. Ci sono indizi gravi e concordanti che hanno valore di prova, tutti questi indizi sono in grado di superare la soglia del ragionevole dubbio. Tutti i punti mirano al centro. Non c'è un elemento fattuale che non punti sull'imputato e sulla sua responsabilità".
    Per Isabella Linsalata "la difesa dice che c'è stato un uso voluttuario dei farmaci, una dinamica accidentale, per Giulia Tateo invece che è stata la figlia a somministrarle i farmaci a scopo consolatorio. Una tesi offensiva per le vittime, si vuole dpingere Isabella come una ladra, una che ruba i farmaci, come una quasi tossicodipendente, fino al punto da essere così sconsiderata da somministrare i farmaci alla madre, talmente assuefatta da non fermarsi nemmeno dopo la morte della madre.
    Come unica tesi difensiva è stata introdotta l'idea che Isabella abbia somministrato i farmaci alla madre. È una offesa non provata alla memoria delle vittime". Del resto "Isabella non aveva familiarità con questi farmaci, mentre Amato si, anche se lo ha negato".
   

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