Un altro detenuto è morto in carcere a Modena per aver inalato gas. Si tratta di un italiano sui 50 anni e sul decesso saranno fatti accertamenti per confermare se si tratti di un gesto volontario da parte di una persona che non era tossicodipendente. A Modena è il terzo morto tra i detenuti negli ultimi venti giorni. In precedenza, un marocchino 27enne aveva tentato il suicidio a metà dicembre e nonostante i tentativi di soccorso era entrato in coma irreversibile, per poi essere dichiarato morto ieri. Il 31 dicembre un macedone di 37 anni era morto a seguito, anche in quel caso, all'inalazione di gas da bombolette. Lo riferisce il garante regionale dell'Emilia-Romagna per i detenuti, Roberto Cavalieri.
A queste morti si aggiungono in regione un altro suicidio avvenuto a Piacenza il 30 dicembre, un uomo tunisino di 27 anni che si trovava in isolamento e quella di un uomo pachistano di 40 anni nel carcere di Bologna, per cause ancora da accertare, il 3 gennaio.
"Al di là delle polemiche che riguardano le carceri, sovraffollamento in primis - dice il garante Cavalieri in una dichiarazione insieme alla garante di Modena Laura De Fazio - va messo ora in discussione il sistema di prevenzione dei suicidi in carcere, sia sul fronte dell'amministrazione penitenziaria che della sanità regionale".
"I detenuti - dicono Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Francesco Campobasso - usano spesso il gas delle bombolette che detengono legittimamente, per cucinare e riscaldare cibi e bevande, per sballarsi, ma finiscono molte volte per perdere la vita. Diventa spesso un sostitutivo di altre sostanze ed è difficile stabilire se c'era la volontà di suicidarsi, oppure se la morte è solo la tragica conseguenza del gesto messo in atto. A volte si tratta di tossicodipendenti che potrebbero essere curati fuori dal carcere, nelle comunità".
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