BRUXELLES - Non ha nemmeno visto la luce che il Cremlino tenta di farlo fuori. Il piano di Londra e Parigi per le garanzie di sicurezza all'Ucraina - spifferato dal Financial Times - prevede circa 30mila soldati sul terreno (benché fuori dalla futura zona smilitarizzata) e l'aviazione schierata a supporto nel caso in cui Mosca rompa il patto. Il portavoce di Vladimir Putin l'ha definita un'idea "inaccettabile". Prima dei russi, però, vanno convinti gli americani. Perché senza la "copertura" degli Usa in Europa non si andrebbe da nessuna parte.
"Alla Nato - ha dichiarato il segretario generale Mark Rutte nel corso di una visita in Slovacchia - c'è un ampio accordo sul fatto che Kiev ha bisogno di forti garanzie e Paesi come l'Olanda, la Danimarca, la Francia e il Regno Unito stanno pensando cosa si può fare". Ecco allora spiegati i vertici di Parigi, ai quali "ne seguiranno altri per coordinare il sostegno europeo all'accordo di pace" su cui sta lavorando Donald Trump.
Adesso arriva il però. "Tra gli alleati c'è anche accordo che la copertura degli Usa serve perché ci sia deterrenza e perché gli Stati Uniti possono fornire certe capacità necessarie agli europei per dare una mano, anche se gli americani non metteranno gli scarponi sul terreno", ha aggiunto Rutte.
Non è un dettaglio da poco. Il viaggio a Washington di Emmanuel Macron e Keir Starmer (lunedì il francese e giovedì il britannico) serve proprio a questo, a sondare il terreno. Partendo comunque dal presupposto che siamo ancora agli albori di ogni cosa. Alla Nato, col giuramento del silenzio, fanno capire che l'operazione non sarebbe uno scherzo dal punto di vista logistico, ci sarebbero molti punti interrogativi sulla filiera del 'comando-controllo' e che, in definitiva, l'Europa da sola da decenni non gestisce qualcosa di tanto ambizioso.
Senza gli americani nelle retrovie sarebbe quasi impossibile, materialmente, lanciare la missione perché agli europei mancano certi mezzi (aerei da trasporto, rifornimento in volo) potenzialmente cruciali, al di là dello scudo politico da opporre a Mosca. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, invece, ha suggerito l'ipotesi di una forza delle Nazioni Unite garantita dall'Onu, in modo da avere un profilo "neutro". "In una zona cuscinetto 30mila uomini sono pochi, ne servono almeno 200mila, ha osservato il titolare della Farnesina. "L'Italia potrebbe anche avere una presenza militare, però deve essere garantita dal Consiglio di Sicurezza Onu al fine di evitare contrapposizioni", ha detto. Ma va da sé che in quel caso serve l'ok di Mosca.
Macron, parlando ai francesi, ha detto chiaramente che sta lavorando con altri alleati al piano per mettere in sicurezza l'Ucraina, perché se la Russia dovesse conquistarla sarebbe poi "inarrestabile". "È troppo presto i dettagli", ha chiarito precisando che le truppe verrebbero inviate "dopo la firma dell'accordo di pace". "Siamo all'alba di una nuova era, dobbiamo rafforzarci militarmente", ha concluso il capo dell'Eliseo non escludendo, persino, il ritorno della leva seppure in modo radicalmente diverso dal passato. I piani di difesa regionali della Nato, d'altra parte, prevedono un certo dispiegamento di forze - mezzi e uomini - e da qui a giugno ad ogni alleato verrà consegnata la lista definitiva: i soldati attuali, a quanto si apprende, non bastano e toccherà trovare il modo di alzare i numeri.
Insomma, l'Europa dopo lo shock iniziale per la dottrina Trump - Rutte ha peraltro bacchettato i colleghi per i 'piagnistei' a Monaco: "organizzatevi e lottate per essere ammessi al tavolo dei negoziati" - sta iniziando a reagire, pur con i suoi modi e i suoi tempi. La difesa è in mano alle capitali, dunque lì l'Ue non tocca palla. Ma sta lavorando alacremente per liberare le risorse necessarie al riarmo (pare anche con iniziative ad hoc per i Paesi, come l'Italia, sotto al 2%).
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