Nessuna intenzione di prorogare ancora il tetto al prezzo del gas. "Come tutte le misure di emergenza" adottate nel 2022 per fronteggiare la crisi dei prezzi dell'energia il cosiddetto price-cap al gas “è stato proposto in un contesto specifico e per un periodo di tempo limitato", ha dichiarato la portavoce dell'esecutivo Ue per l'energia, Anna-Kaisa Itkonen, durante il briefing quotidiano con la stampa, interpellata sulla richiesta, avanzata dall'Italia nei giorni scorsi, di rinnovare per un altro anno il tetto al prezzo del gas oltre la naturale scadenza di fine gennaio, per fronteggiare eventuali rialzi di prezzo.
La richiesta del ministro Gilberto Pichetto Fratin non era solo di rinnovare il regolamento ma di abbassare la soglia limite che farebbe di fatto scattare il ‘tetto’ vero e proprio, attualmente fissata a 180 euro/MWh. La portavoce ha chiarito che la sicurezza energetica rimane “tra le priorità della nuova Commissione Ue" e che il tema dei prezzi dell'energia sarà affrontato nel Piano d'azione per l'energia a prezzi accessibili che il commissario Dan Jorgensen presenterà nei prossimi mesi. "E' un tema che stiamo affrontando anche in un altro contesto e non solo nel contesto delle misure di emergenza", ha aggiunto la portavoce, lasciando intendere dunque che un rinnovo della misura di emergenza è improbabile.
Il price cap è in vigore dal primo febbraio 2023 ed è stato prorogato a dicembre dello stesso anno fino al 31 gennaio 2025, quando il regolamento non sarà più applicabile. Dopo la regolare scadenza del contratto per il transito del gas russo via Ucraina, la Commissione europea esclude che ci possano essere carenze di approvvigionamento del gas, nonostante un inizio di anno con le riserve insolitamente basse. "I livelli di stoccaggio sono ancora intorno al 70%" della capacità "e restano superiori alla media dei livelli prebellici", ha aggiunto la portavoce, commentando il secondo valore più basso dal 2021 ad oggi, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. Secondo la portavoce, per l'aumento dei prelievi di metano dalle scorte "ci sono diverse spiegazioni", tra cui alcune "manutenzioni negli impianti di produzione norvegesi", "l'ondata di freddo che di solito porta a un aumento della domanda di gas" e un "problema della manutenzione dello stoccaggio in Germania" che dovrebbe essere stato risolto. "Queste sono alcune delle ragioni", ha puntualizzato la portavoce, ribadendo "che non ci sono problemi di sicurezza per gli Stati membri".
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