"La botanica, non le temperature,
potrebbe aiutarci a fare luce sul giallo della morte Liliana
Resinovich". A sostenerlo è l'avvocato Nicodemo Gentile, legale
del fratello della vittima, Sergio.
"Alcuni residui vegetali, segnalati durante il sopralluogo
del 5 gennaio 2022 e individuati anche in sede di esame esterno
del cadavere - afferma Gentile - potrebbero dirci se il cadavere
di Lilli abbia sempre stazionato nell'area del boschetto ovvero
sia stato trasportato in quel sito solo successivamente".
Il legale richiama uno degli elaborati dei primi medici
legali della Procura: "...fra le pliche esterne dei sacchi, ove
si notava anche la presenza scarsa, di quello che, in singoli
grumi, sembravano essere dei semi gialli contenuti in materiale
brunastro simil- mucoso (che mi viene riferito non essere
presenti all'atto del rinvenimento)".
Tali frammenti, "grumi o semi" si chiede l'avvocato, sono
stati "rilevati anche sui pantaloni di Liliana e all'interno
della sacca mortuaria in sede di esame esterno", ma "purtroppo
non sono stati caratterizzati nella consulenza botanica della
Procura e non sono stati neanche conservati tra i reperti".
Il legale ha affermato che si sta "lavorando, sia pure solo
sulle fotografie, al fine di capire, per quanto possibile, se le
strutture ritrovate, appartengono o meno al patrimonio della
vegetazione esistente nell'area del ritrovamento del cadavere,
anche perché alcuni elementi, in corso di approfondimento,
sembrano escluderlo".
L'avvocato in merito alle temperature del boschetto nel
periodo dal 14 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022, ritiene che,
"quand'anche fossero state accertate con certezza, dato che a
noi comunque non risulta, non sono comunque idonee a risolvere
'il quando e il come' della morte di Liliana", considerandolo un
"elemento isolato, neutro e solo orientativo che da solo non
conduce a nulla. Sicuramente non è in grado a sciogliere
l'interrogativo dell'assenza di impronte papillari riconducibili
a Liliana Resinovich sui sacchi neri, sulle buste e sul cordino,
che Liliana certamente ha dovuto toccare e manipolare per dare
attuazione al suicidio". Per contro, "si è rilevata la presenza
di un'impronta guantata su uno dei sacchi neri, quello che
copriva la parte inferiore della donna, trattasi di un contatto
tra il sacco e un guanto in trama di tessuto, tipologia di
guanto che non coincide con quelli utilizzati dagli operatori di
Polizia Scientifica all'atto dello stesso sopralluogo; nel
verbale di sopralluogo, viene riportato l'utilizzo di guanti in
lattice (trattasi in realtà di guanti in nitrile)".
La differente tipologia di impronte "lascia aperta la
possibilità dell'utilizzo di guanti in tessuto ad opera di un
terzo per il confezionamento del corpo. Non risolve
l'interrogativo del contenuto della borsa con la quale è stata
ritrovata la Resinovich, che appare alquanto anomalo giacché
conteneva solo un paio di occhiali da sole, una mascherina, tre
chiavi legate con un cordino, addirittura quelli di riserva e
una bottiglietta d'acqua senza alcuna traccia né palmare né di
DNA della donna, tra l'altro con data di scadenza riferibile
quasi ad 1 anno prima della scomparsa", conclude Gentile.
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