Nuove tensioni oggi a Novi Sad,
dove attivisti dell'opposizione hanno bloccato per l'intera
mattinata gli ingressi dell'edificio del tribunale e della
procura chiedendo la rapida individuazione dei responsabili del
tragico crollo del primo novembre alla locale stazione
ferroviaria, il cui bilancio è stato di 15 morti. Due feriti
sono ancora in condizioni molto gravi. I dimostranti chiedevano
al tempo stesso il rilascio degli attivisti arrestati nel corso
dei violenti disordini del 5 novembre, quando in una
manifestazione antigovernativa sono stati gravemente danneggiati
la sede del Municipio di Novi Sad e alcune sezioni del partito
conservatore Sns al governo. Per togliere i blocchi alla sede
della procura e respingere i dimostranti è intervenuta a più
riprese la polizia, con momenti di tensione, spintoni,
manganellate e limitati tafferugli. Nel pomeriggio i
manifestanti hanno accettato di porre fine alla protesta, che
non ha fatto registrare ulteriori incidenti. Dure le critiche da
parte del governo, a cominiciare dal premier Milos Vucevic e
dalla presidente del parlamento Ana Brnabic, che hanno accusato
l'opposizione di puntare al caos, di non rispettare il dolore
dei familiari delle vittime, di far uso solo di metodi violenti
e di voler speculare e strumentalizzare a fini politici il
tragico incidente alla stazione. Sul crollo della tettoia
esterna della stazione di Novi Sad sono in corso indagini per
accertare cause e responsabilità, finora sono state interrogate
una settantina di persone, e pochi giorni dopo l'incidente si
era dimesso il ministro dei trasporti e infrastrutture Goran
Vesic, assumendosi la responsabilità morale e politica.
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