E' nuovo allarme inquinamento per
la Drina, uno dei più importanti fiumi della regione balcanica,
che segna per un lungo tratto il confine tra Bosnia-Erzegovina e
Serbia.
Negli ultimi giorni hanno fatto impressione le immagini della
Drina tinta di rosso per chilometri, che hanno turbato non poco
gli abitanti delle zone costiere e suscitato la pronta reazione
delle autorità bosniache e serbe. Sono in corso analisi e
campionamenti, e sul versante serbo la procura esamina una
denuncia penale presentata contro una fabbrica di alluminio da
parte di una associazione ambientalista locale. Stando alle
ultime informazioni, all'origine del disastro vi sarebbe un
incidente avvenuto quando, a causa delle intense precipitazioni,
si è accelerato lo scioglimento della neve nella zona di
Zvornik, in Bosnia-Erzegovina al confine con la Serbia, che
avrebbe spazzato via i depositi di bauxite lungo il percorso del
fiume.
"La neve si è sciolta sulle nostre scorte di bauxite, che è
la nostra materia prima di base, il minerale che utilizziamo nel
processo di produzione. Parte dell'acqua dai serbatoi di
sedimentazione è finita nel collettore della Drina e dal
collettore direttamente nel fiume", ha detto Dragana
Dragojlovic, vicedirettrice della fabbrica di alluminio. Nella
denuncia giunta alla procura si sottolinea che l'inquinamento
della Drina non ha causato solo danni ambientali ma anche
problemi pratici alla popolazione locale, che viene in parte
rifornita di acqua dalla sorgente di Banja Koviljaca, lungo la
Drina. Già nei mesi scorsi erano stati lanciati a più riprese
allarmi sull'inquinamento del fiume, le cui acque sono apparse
per lunghi tratti ricoperte da tonnellate di rifiuti
galleggianti e spazzatura di ogni genere.
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