"Otto ore" di coda inutile davanti
all'ufficio immigrazione, a Torino, per un "errore" commesso
dalla stessa questura. L'episodio è stato segnalato via Facebook
ed è stato rilanciato da Marco Giusta, assessore ai diritti ai
tempi della giunta guidata da Chiara Appendino e oggi
collaboratore del gruppo Avs in consiglio regionale.
Una persona di origine straniera che aveva chiesto il rinnovo
del permesso di soggiorno di lungo periodo era stata invitata,
lo scorso 17 dicembre, a presentarsi nella sede di corso Verona
il 16 gennaio alle 10:09 perché, secondo quanto si legge, nella
domanda mancava della documentazione. Dopo otto ore di coda, una
volta entrata nell'ufficio si è sentita dire che le carte, in
realtà, sono tutte in regola, "e che hanno sbagliato loro, la
questura, a mandare la convocazione". "Almeno hanno chiesto
scusa", è stato il commento.
Giusta, in un post sui social, parla di "disservizio che ha
il gusto di razzismo istituzionale" e descrive il sito di corso
Verona "un posto dove le persone si mettono in coda d'inverno la
sera prima, dormono all'addiaccio pur di riuscire a rinnovare un
visto, ottenere un permesso, per 'restare nella legalità', per
poter continuare a vivere, a lavorare", ma dove "i cessi sono
chiusi o sono cloache a cielo aperto, la coda è interminabile e
ci sono solo 40 posti per le pratiche, operatrici e operatori
sono pochi e molti sono stati lasciati a casa dalla Questura
perché scaduti i termini per i contratti in somministrazione".
Giusta afferma che "la rabbia delle periferie", la
"protesta", la "radicalizzazione", il "sentimento di non
appartenenza" e "la violenza che tanto viene raccontata in
questi giorni" nasca anche da episodi come questo.
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