"La cosa che colpisce di più degli
studenti e delle studentesse dagli 11 anni in su è la curiosità
che si tramuta in attenzione e in alcuni casi, come negli
istituti superiori, in dichiarazioni di volontà a donare organi.
Qualche giorno fa, eravamo a Bari, al De Nittis - Pascali, e in
15 hanno detto sì. Per noi è stata una grande conquista". La
voce di Vito Scarola, barese e vicepresidente nazionale
dell'Aido, l'associazione dei donatori di organi, quasi si
incrina quando riporta delle emozioni provate quando nelle
scuole si incontrano i più giovani. "Siamo tra banchi e corridoi
da 20 anni ma ogni volta è come la prima", spiega e aggiunge:
"Il nostro target per la sensibilizzazione alla donazione è
rappresentato dalle scuole. Quando parlo ai ragazzi dico sempre
loro che mi auguro siano diversi da noi boomer che abbiamo
consegnato alle loro mani un mondo disastrato". Per Scarola la
mancanza di sì alla donazione di organi "deriva dalla scarsa
formazione e informazione che creano una barriera dannosa per
chi potrebbe avere una speranza di vita. Manca la cultura della
donazione". Parlare nelle scuole "vuol dire adattare il
linguaggio con cui descriviamo quanto facciamo: se mi
interfaccio a bambini di quinta elementare uso un disegno, una
lastra per i più grandi. Tutti reagiscono alla stessa maniera:
subissandoci di domande". Qual è la più ricorrente? "Vogliono
sapere se si può conoscere l'identità del donatore o del
ricevente e replico dicendo che in Italia abbiamo un'ottima
legge che lo impedisce", dichiara per poi ricordare che assieme
ad altri 7 incontri programmati in scuole di Bari dal 22
febbraio al 15 marzo prossimi "andremo a Gioia del Colle per
parlare a 400 militari dell'Aeronautica, in ottemperanza al
patto siglato con il Ministero della Difesa". "E quei sì che
arrivano al termine dei vari appuntamenti, sono il regalo più
bello che riceviamo", conclude.
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