(di Francesco Gallo)
"Nel film c'è un mistero che
coinvolge due donne, legate da un filo invisibile eppure
indissolubile. Una, Yehudit, è vissuta negli anni '30 in un
villaggio rurale dove il suo arrivo ha scatenato una bizzarra
saga amorosa. L'altra, Esther, è un'americana senza alcun legame
con la terra dove è nata, pessimi rapporti famigliari e una vita
senza centro". Non poteva sintetizzare meglio il regista Guido
Chiesa il suo ultimo film, 'Per amore di una donna', in
concorso per il Cinema Italiano al Bif&st 2025 e prodotto da
Colorado Film Production e Vivo film con Rai Cinema.
Questa la storia scritta da Chiesa con Nicoletta Micheli:
Esther negli anni Settanta è un'inquieta quarantenne americana,
nata in Israele, che ha da poco perso la madre. Quest'ultima le
lascia una lettera d'addio nella quale le chiede di rintracciare
una donna che ha vissuto in Palestina negli anni Trenta,
territorio che all'epoca era sotto il mandato britannico, perché
questa persona custodisce un segreto legato alla sua storia.
Giunta in Israele, Esther si avvale dell'aiuto di Zayde,
professore dal passato difficile, per portare avanti le sue
ricerche. Le loro indagini svelano, dopo un po' di tempo, un
racconto che si svolge in un villaggio di coloni negli anni
Trenta. Qui Moshe (Alban Ukaj), un contadino vedovo con due
figli, accoglie in casa sua Yehudit (Ana Ularu), una giovane
donna che da quel momento cambia profondamente la propria vita e
quella di altri due uomini: Yaakov (Marc Rissmann), un
sognatore, e Globerman, un commerciante. Mentre gli avvenimenti
tra passato e presente si intrecciano, Esther e Zayde
scopriranno una verità sconvolgente che riguarda le proprie
vite.
"La vicenda degli anni '30 è tratta dal romanzo 'The Loves Of
Judith' di Meir Shalev, uno dei massimi esponenti della
letteratura israeliana del '900 - spiega ancora Chiesa (Il
partigiano Johnny), mentre l'indagine di Esther, liberamente
ispirata dal libro, è frutto della nostra invenzione.
Rappresenta, per certi aspetti, il nostro punto di vista di
italiani, lontani dalla cultura e dall'esperienza di quegli
ebrei che all'inizio del '900 lasciarono l'Europa per sfuggire
alle persecuzioni, con il progetto di costruire una nuova
società, egualitaria e solidale". E conclude: "Va detto che,
nonostante la distanza che ci divide da questa storia, abbiamo
rintracciato qualcosa in grado di interrogarci profondamente,
perché, come tutte le grandi storie, tocca temi universali. Temi
che ci hanno permesso di intraprendere un viaggio incontro alle
diverse facce dell'amore. Mostrando quanto sia doloroso, e allo
stesso tempo fondamentale, scoprire la verità della propria
storia".
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