Non basterà individuare le aree idonee agli impianti da energia rinnovabile, quelle non idonee e quelle ordinarie come chiede il decreto del governo: in Sardegna il lavoro che comincia oggi nella commissione Governo del territorio del Consiglio regionale e che dovrà essere concluso obbligatoriamente entro i primi giorni di gennaio 2025, sarà più complesso.
"Si parte dal territorio dell'Isola che ha una certa dose di complessità, per cui è importante capire che non basterà individuare categorie generiche di aree, bisogna anche capire esattamente come queste categorie si intersecano", ha spiegato l'assessore degli Enti locali e Urbanistica Francesco Spanedda questo pomeriggio, a margine dell'audizione del parlamentino che ha dato via all'iter sul decreto del Mase che ha assegnato alla Sardegna la quota di 6,2 gigawatt di energia rinnovabile.
L'esponente della giunta Todde chiarisce con un esempio: "Ci sono beni archeologici vicini ad aree che invece sono zone industriali dismesse, perciò sarà necessario iniziare a sovrapporre tutte queste informazioni differenti che noi abbiamo sul territorio con attenzione, per individuare, come dice il decreto, i tre tipi di aree".
Non solo: sarà importante anche classificare il tipo di rinnovabile su ogni zona definita e la sua dimensione energetica. "Le fonti rinnovabili hanno diversi densità energetiche, quindi non è detto che ci sia un indice valido per tutti, ma bisogna esattamente valutare quale tipo di fonte si può utilizzare in determinate situazioni e verificare effettivamente la dimensione delle aree", risponde l'assessore riguardo alla quantità ipotizzabile di eolico offshore.
Ci sarà un gruppo di lavoro dedicato: "Coinvolgeremo figure che sono già in assessorato, assolutamente competenti - annuncia Spanedda -, contiamo di coinvolgere tutti gli assessorati, gli enti locali e la cittadinanza in una forma che ancora dobbiamo mettere a punto, che sia compatibile con i tempi stretti".
"Ovviamente - precisa riferendosi alle proteste dei comitati anti speculazione - bisogna essere preparati a una discussione e a gestire eventuali conflitti. Il coinvolgimento non si fa, come diceva un mio collega, davanti a un aperitivo, è una discussione che richiede molte energie e suscita anche i conflitti. Però - chiarisce l'assessore - le leggi, i disegni, i piani vengono fatti anche e proprio per poter gestire questi conflitti nella maniera più trasparente e più aperta possibile".
La presidente Todde ribadisce il No all'assalto delle rinnovabili
"In questi 180 giorni definiremo dal punto di vista strutturale dove dovranno essere messi gli impianti, quale sarà il ruolo della società energetica regionale e soprattutto come dovranno essere coinvolte le comunità, che poi decideranno liberamente di ospitare nelle zone opportune questi impianti". La presidente della Regione Alessandra Todde spiega il percorso del decreto sulle aree idonee a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, che comincia oggi nel pomeriggio in quarta commissione Governo del territorio, con la prima audizione dell'assessore degli Enti locali Francesco Spanedda.
"Quello che non deve succedere, come già in passato, è che ci sia un assalto ai terreni agricoli - sottolinea Todde - che ci possa essere il tentativo di prevaricare le comunità locali e soprattutto di poter impunemente utilizzare i nostri beni primari, il sole e il vento, che comunque sono nel nostro territorio ed è giusto che siano una risorsa per i sardi e non sfruttati per il beneficio di altri come è successo in passato".
Per la presidente Todde oggi nel dibattito acceso sulla questione, "ci sono varie correnti di pensiero". "Da una parte - precisa - c'è una demonizzazione delle rinnovabili, sembra che dobbiamo essere un'isola in cui niente è permesso, e dall'altra parte invece ci sono le associazioni ambientaliste e il mondo di chi vuole fortemente la transizione ecologica, che ci dice che siamo stati sin troppo prudenti e sin troppo conservativi con questa moratoria". "Noi diciamo una cosa diversa - sottolinea Todde - che noi siamo per la transizione ecologica ma che va fatta nei posti giusti, non contro i Comuni, che va definita nelle aree opportune e soprattutto che vanno definite le misure di compensazione dove sarà necessario, oltre a un ruolo per la regione con la sua società energetica regionale".
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