Immunodeficienza comune variabile
(CVID), l'Aou e l'Università degli Studi di Cagliari hanno
partecipato a un lavoro multicentrico, dove sono stati coinvolti
più atenei e centri di ricerca, che ha confermato come la
gestione del paziente e le terapie a disposizione danno un aiuto
importante nelle cure di questa patologia.
La CVID è una malattia immunologica rara causata da un
difetto di produzione delle immunoglobuline e colpisce circa 14
su 100mila individui, prevalentemente dai 20 ai 40 anni. Lo
studio, intitolato "Lung function trajectories in Common
Variable Immunodeficiencies: an observational retrospective
multicenter study", alla quale hanno partecipato come autori
anche due immunologi e allergologi del Policlinico Duilio
Casula, i professori Davide Firinu e Stefano Del Giacco, è stato
pubblicato sulla rivista scientifica The Journal of Allergy and
Clinical Immunology e sul Journal of Allergy and Clinical
Immunology.
"Il nostro studio - dicono Firinu e Del Giacco, - rappresenta
una ricerca innovativa e dettagliata sul declino della funzione
polmonare nei pazienti con CVID. Questa patologia spesso si
associa a infezioni e altri sintomi respiratori che influenzano
significativamente la qualità della vita e la sopravvivenza dei
pazienti".
"Per la comunità scientifica e medica, questo lavoro ha un
doppio impatto - proseguono gli immunologi del Duilio Casula -
rappresenta il più ampio studio mai condotto sull'andamento
funzionale respiratorio nei pazienti CVID, fornendo nuovi dati
utili per ottimizzare il monitoraggio clinico e la gestione
personalizzata delle complicanze polmonari. Per i cittadini,
questa ricerca porta una maggiore consapevolezza sull'importanza
del monitoraggio respiratorio nelle malattie immunologiche,
l'efficacia delle attuali terapie per questa malattia rara e
sulla necessità di un approccio preventivo per preservare la
salute polmonare".
La comprensione dell'evoluzione della funzione polmonare nel
tempo era finora limitata, dicono ancora i due immunologi
dell'Aou di Cagliari, "e i dati più affidabili risalgono a
un'epoca in cui anche le terapie disponibili erano poco efficaci
e la sopravvivenza limitata. Tra i risultati chiave che sono
emersi, il 64% dei pazienti presentava comorbidità polmonari, e
una minoranza significativa mostrava volumi polmonari sotto la
norma. Nonostante ciò, il tasso di declino annuale della
funzionalità respiratoria non risultava accelerato rispetto al
normale andamento, suggerendo che l'impatto della CVID sulla
funzione polmonare, pur significativo, non è oggi
necessariamente più rapido rispetto ai soggetti sani".
Il lavoro, concludono i due professori, "ha l'obiettivo di
determinare le misure di fisiologia polmonare in CVID, la loro
traiettoria temporale e l'associazione con parametri clinici e
immunologici. Sono stati analizzati 185 pazienti provenienti da
cinque centri di riferimento italiani per le immunodeficienze,
utilizzando test di funzionalità respiratoria longitudinali ed
esami radiologici e standardizzando i dati secondo le linee
guida più recenti".
Alla realizzazione dello studio hanno partecipato i
ricercatori dell'Aou Giulia Costanzo e Andrea Ledda
(dipartimento di Scienze mediche e sanità pubblica, Università
degli Studi di Cagliari), gli specializzandi della Scuola di
specializzazione in Allergologia e Immunologia clinica, e
numerosi esperti di università ed enti ospedalieri di Padova,
Treviso, Roma, Torino, Brescia e Southampton (UK).
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