Si conferma la tendenza positiva
che aveva caratterizzato l'export sardo nella prima parte del
2024. Secondo i dati più recenti di fonte Istat, nei primi nove
mesi dell'anno appena concluso si è registrata una variazione
del +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2023 e, al netto di
esportazioni petrolifere, la crescita lievita al +33% Il valore
complessivo dei prodotti isolani venduti all'estero è passato da
4,9 miliardi a 5,4 miliardi di euro, segnando un incremento di
oltre 460 milioni di euro. Se la seconda metà dell'anno
confermerà queste tendenze, il 2024 potrebbe chiudersi con un
bilancio superiore agli 8 miliardi di euro, avvicinandosi al
record di 8,9 miliardi registrato nel 2022.
È quanto si evince da un dossier del Centro Studi della Cna
Sardegna che - pur evidenziando una crescita importante
dell'export sardo - lancia l'allarme per le esportazioni
agroalimentari sarde, messe a rischio dalle politiche
protezionistiche annunciate dal rieletto presidente USA Donald
Trump. Il mercato Usa nel 2024 ha infatti assorbito oltre il 52%
delle vendite di prodotti agroalimentari sardi e la ancora
scarsa diversificazione dei mercati di sbocco potrebbe
penalizzare non poco le imprese sarde.
Tra i principali traini dell'export sardo figura
l'agroalimentare (+9,6%), che si prepara a chiudere l'anno con
un nuovo incremento, proseguendo il trend positivo che dura da
sei anni. Il settore chimico-farmaceutico ha mostrato una
notevole ripresa (+67%), è impressionante la crescita del
settore della lavorazione dei metalli Al contrario, si rilevano
flessioni nelle vendite di prodotti in legno, carta e stampa
(-8,5%) e di minerali non metalliferi (-11,9%).
Nell'agroalimentare il settore caseario ha subito un
rallentamento durante il trimestre estivo, mentre sono emersi
con forza il settore vitivinicolo, quello della pasta e, ancora
una volta, il comparto oleario, che ha già superato il record di
vendite del 2023
La Sardegna è la sesta regione italiana per esposizione verso
il mercato statunitense, con oltre il 14% del fatturato estero
registrato dai produttori isolani nel 2024 (la media nazionale è
pari al 10,9%): circa 118 milioni di euro, che, proiettati su
base arrivano a 163 milioni di euro
"Nello scenario futuro aleggia il rischio di un'escalation
commerciale tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina e che
potrebbe coinvolgere anche le produzioni europee - commentano
Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e
segretario regionale della Cna Sardegna -. La Sardegna, se si
considera l'export di prodotti manifatturieri al netto del
settore petrolifero, è la sesta regione italiana per esposizione
verso il mercato statunitense, con oltre il 14% del fatturato
estero registrato dai produttori isolani nel 2024. Il settore in
assoluto più esposto è quello agroalimentare, uno dei principali
bersagli delle politiche protezionistiche adottate dagli USA
negli ultimi 15 anni. Il rischio è che, a causa di una
difficoltà strutturale nella diversificazione dei mercati di
sbocco, l'aumento dei dazi possa penalizzare enormemente i
produttori agroalimentari sardi (soprattutto di formaggi e
vini), che rischiano di subire danni economici significativi".
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