Sit-in di medici, infermieri e oss
a Sassari per protestare contro le falle del sistema sanitario
del nord ovest Sardegna, a partire dal sovraffollamento dei
reparti ospedalieri. Chiamati a manifestare dalle tre sigle
sindacali Fp Cgil, Cisl Fp Sassari e Uil Fpl, gli operatori
della sanità si sono radunati davanti all'ospedale Santissima
Annunziata. Un sit-in che è anche un ultimatum rivolto ai
manager di Asl 1 e Aou e alla Regione: l'ultima protesta prima
di uno sciopero generale.
L'elenco dei problemi è quasi infinito ma in cima alla lista
c'è il sovraffollamento dei reparti ospedalieri, con decine di
pazienti costretti a un ricovero su barelle, stipate fra un
letto e un altro o appoggiate nei corridoi. "In diverse
occasioni abbiamo cercato di sensibilizzare e sollecitare la
direzione aziendale e i rappresentanti politici del nostro
territorio, affinché il problema del sovraffollamento fosse
affrontato e combattuto con misure straordinarie, a cominciare
dal rafforzamento ed implementazione del personale, in modo tale
da governare al meglio il fenomeno", sostengono i segretari
territoriali dei sindacati, Toto Terrosu e Cinzia Tomagra (Fp
Cgil), Antonio Monni e Gianmario Sardu (Cisl Fp), Mariangela
Campus e Pierrette Murgia (Uil Fpl). "Nel contempo abbiamo
spesso sottolineato che occorrono a carattere d'urgenza scelte e
decisioni politiche e manageriali finalizzate a realizzare ed
individuare nuovi posti letto nelle strutture dedicate come gli
ospedali di comunità, in modo tale da limitare la polarizzazione
dell'assistenza sull'hub di Sassari e quindi orientare al meglio
i bisogni di salute sul territorio".
Le richieste principale sono raccolte in quattro punti:
potenziamento immediato del personale sanitario, per
fronteggiare il crescente numero di pazienti e garantire tempi
di attesa accettabili ed un'assistenza dignitosa; interventi
strutturali urgenti e riorganizzazione degli spazi, ossia
destinare risorse per il miglioramento delle infrastrutture
ospedaliere, così da evitare che i pazienti siano costretti a
condividere spazi sovraffollati e inadeguati, compromettendo la
qualità delle cure, la sicurezza e la privacy; apertura
immediata di strutture territoriali come gli ospedali di
comunità per favorire le dimissioni ospedaliere; garanzia di un
ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per gli operatori sanitari
e sociosanitari, perché il personale deve poter lavorare in
condizioni adeguate, senza essere costantemente sotto pressione
e in condizioni di stress estremo.
"Il sindacato non accetterà in alcun modo che il diritto alla
salute dei cittadini venga ulteriormente compromesso da una
gestione inefficiente e da scelte politiche che non tutelano né
i pazienti né i lavoratori. È indispensabile un cambio di rotta
immediato per garantire il diritto alla salute e la sicurezza
del personale", concludono le segreterie sindacali. O così, o
sciopero generale.
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