La sala elettrolisi e di alcuni padiglioni dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme, dove è accatastato materiale di scarto, sono stati posti sotto sequestro dopo un sopralluogo del Corpo Forestale, Asl, Provincia e Arpas. Il pm Nicola Giua Marassi ha chiesto alla gip, Giulia Tronci, la convalida del sequestro effettuato dalla forestale. Nel fascicolo di indagine, aperto per discarica abusiva sono stati iscritti nel registro degli indagati il direttore dei lavori di revamping e il direttore tecnico della società Gma, che ha in appalto uno dei servizi nell'ex stabilimento dell'Alcoa.
L'indagine è ancora all'inizio e su tutti gli atti c'è il massimo riserbo, ma dalle prime indiscrezioni emerge che nello stabilimento della Sider Alloys di Portovesme, nel Sulcis, la forestale ha trovato circa 1000 sacchi di materiale di scarto. Si tratterebbe di materiale accantonato durante le lavorazioni di bonifica della sala elettrolisi, cuore dello smelter dell'impianto di produzione di alluminio primario, ma che non sarebbe stato portato in discarica e lasciato sul posto. Per questo l'indagine della procura di Cagliari è incentrata sul ritrovamento di una discarica abusiva.
La scoperta è stata fatta durante uno dei sopralluoghi di Arpas, Provincia e Asl dopo le segnalazioni dei sindacati che, più volte e in più incontri istituzionali a Roma e a Cagliari, hanno avanzato la preoccupazione dello smantellamento delle celle elettrolitiche. Da qui l'intervento anche della Forestale che ha rinvenuto i cosiddetti 'Bags' con i rifiuti industriali.
Ora Fiom, Fsm e Uil si dicono "preoccupati" e chiedono al Mimit la convocazione urgente di un tavolo a Roma, "altrimenti andremo a prendercelo nella Capitale con i lavoratori". "C'è qualcuno che non ha controllato cosa accadeva in tutti questi anni - osserva Renato Tocco della Uilm - oggi non si può fare finta di niente e bisogna mettere in pista anche scelte drastiche per far ripartire lo stabilimento". Per Giuseppe Masala della Fsm Cisl "occorre trovare subito un'alternativa a questa gestione e il governo nazionale è chiamato a intervenire subito perché oltre a un centinaio di lavoratori che oggi operano all'interno del sito, ce ne sono altri 350 in mobilità in deroga che attendono risposte da 8 anni". "Stiamo chiedendo con forza un nuovo incontro al Mimit che deve essere convocato immediatamente - tuona Roberto Forresu della Fiom Cgil - il tempo delle attese è terminato. Siamo pronti anche ad andare a Roma".
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