La Sicilia è tra le prime cinque
regioni italiane per numero di controversie lavorative, insieme
a Lombardia, Lazio, Campania e Puglia, e sono in aumento le
controversie per licenziamenti nel settore turismo e
agricoltura.
Sono quasi 10mila i lavoratori siciliani coinvolti in
contenziosi con i propri datori di lavoro. Un dato che evidenzia
come lo strumento della conciliazione sindacale sia utile e
fondamentale per dirimere le controversie lavorative che vedono
al primo posto i licenziamenti (40%), seguono le controversie su
straordinari e ferie (25%) e le controversie su discriminazioni
e mobbing (15%).
I numeri sono stati diffusi in una nota dal Sinalp Sicilia, il
sindacato nazionale autonomo dei lavoratori e dei pensionati che
domani, venerdì 28 marzo alle 9,30, ha organizzato allo Steri, a
Palermo, il convegno "La conciliazione sindacale: un'opportunità
per le imprese e per i lavoratori".
In Sicilia, la conciliazione sindacale ha un tasso di
conflittualità lavorativa più alto rispetto alla media
nazionale, soprattutto per lavoro irregolare, mancato pagamento
di retribuzioni, licenziamenti illegittimi, controversie su
ferie, permessi e straordinari non retribuiti. Tra il 2019 e il
2023 le conciliazioni avviate in media 8.400 (si passa da 8.500
nel 2019 a 9.500 nel 2023), con una media di circa il 10% in più
rispetto ai dati nazionali.
"L'obiettivo di questo convegno - dice Andrea Monteleone,
segretario regionale del Sinalp - è quello di approfondire il
ruolo e le potenzialità della conciliazione sindacale,
analizzando le opportunità che essa offre sia alle imprese, in
termini di miglioramento delle relazioni industriali e della
produttività, sia ai lavoratori, garantendo la tutela dei
diritti e una maggiore partecipazione al processo decisionale.
Inoltre - conclude il segretario - diventa un supporto
essenziale di aiuto allo snellimento delle cause nei tribunali,
che in questo modo non dovranno gravarsi di ulteriori
contenziosi".
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