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Gli inviati italiani nel mirino, una scia di sangue

Gli inviati italiani nel mirino, una scia di sangue

Dal 1980 ad oggi si contano 19 giornalisti e operatori uccisi

ROMA, 08 ottobre 2024, 18:44

Redazione ANSA

ANSACheck
Ilaria Alpi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ilaria Alpi - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Da Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli è lunga la scia di sangue degli inviati italiani presi di mira all'estero, colpiti o rapiti in zone di guerra o nel corso di manifestazioni. Quasi sempre le indagini sono risultate complesse e i responsabili non sono stati assicurati alla giustizia. Ad oggi si contano 19 giornalisti e operatori tv uccisi fuori dai confini.

    Era il 2 settembre 1980 quando Graziella De Palo, all'epoca solo 24enne, e Italo Toni, suo compagno e collega di 50 anni, vennero rapiti a Beirut, dove si trovavano per documentare la situazione dei profughi palestinesi. Lei collaborava per Notizie Radicali e Paese Sera, lui per Diari. Di entrambi da allora non si sono più avute notizie certe, mentre il loro caso si è trasformato col tempo in un intrigo internazionale.

    Perse la vita in Mozambico Almerigo Grizl, politico e giornalista triestino, autore di reportage da zone di guerra. Il 19 maggio 1987, quando aveva 34 anni, venne ammazzato a Caia mentre stava filmando una battaglia fra i miliziani del fronte Renamo e quelli fedeli al governo in carica.

    Guido Puletti morì il 29 maggio del 1993, a 40 anni, in Bosnia. Collaboratore di agenzie e periodici, partì in quel caso per un progetto di solidarietà. Vicino a Gornji Vakuf il suo convoglio venne assalito dai Berretti Verdi, che lo fucilarono.

    Sono trascorsi trent'anni dalla strage di Mostar, in cui furono uccisi i tre inviati della sede Rai del Friuli: il giornalista Marco Luchetta, il video operatore Alessandro Saša Ota e il tecnico Dario D'Angelo. Quel 28 gennaio 1994 i tre avevano raggiunto Mostar Est, dilaniata dai bombardamenti. Fu una granata a ucciderli, ma per loro non c'è ancora giustizia.

    Meno di due mesi più tardi l'inviata del Tg3 Ilaria Alpi fu uccisa a Mogadiscio insieme all'operatore Miran Hrovatin, vittime di un agguato mirato. Alpi stava indagando su un traffico d'armi e rifiuti tossici. La vera causa della morte non è ancora noto e le indagini sono coperte da segreto di stato, anche se nel 2014 è stato avviato l'iter per la desecretazione.

    Aveva 55 anni, Marcello Palmisano, operatore della Rai, quando andò a Mogadiscio con Carmen Lasorella per il Tg2. I due rimasero coinvolti nella sparatoria tra la scorta e un gruppo armato. Palmisano venne colpito in varie parti del corpo, Lasorella, ferita, si mise in salvo. Undici degli aggressori furono identificati, ma mai assicurati alla giustizia.

    Gabriel Gruener, giornalista italiano di lingua tedesca, aveva 35 anni quando, il 13 giugno 1999, fu colpito, a un check point al Passo di Dulje, nel Kosovo Occidentale, da un cecchino, uno dei tanti che infestavano quella martoriata regione.

    Aveva, invece, 40 anni Antonio Russo quando si recò in Georgia per documentare la guerra in Cecenia per Radio Radicale. Nell'ottobre 2000 il suo corpo fu scoperto con segni di torture riconducibili a reparti militari specializzati.

    L'ultimo scoop di Maria Grazia Cutuli apparve sulla prima pagina del Corriere della Sera proprio il giorno della sua morte (il 19 novembre 2001), avvenuta sulla strada che collega Jalabad a Kabul. L'auto sulla quale viaggiava con tre colleghi fu bloccata da un gruppo di uomini armati che li fucilarono.

    Sebbene laureato in medicina, Ascanio Raffaelle Ciriello fu fotoreporter di guerra freelance in Somalia e in varie altre parti del mondo, anche come collaboratore del Corriere della Sera. A 42 anni, mentre stava
documentando un rastrellamento dell'esercito di Tel Aviv a Ramallah, fu ucciso.

    E' ancora impressa nella memoria di molti la morte di Enzo Baldoni, rapito nell'agosto del 2004, quando aveva 56 anni, dall'Esercito Islamico in Iraq. Al termine di un ultimatum all'Italia per il ritiro di tutte le truppe, Baldoni fu ucciso.

    Sono passati 14 anni da quando Fabio Polenghi, fotografo freelance, fu ucciso in Thailandia in un blitz dell'esercito contro il movimento antigovernativo delle Camicie rosse. Fu colpito alla schiena da un proiettile in dotazione all'esercito.

    Vittorio Arrigoni, collaboratore del Manifesto e altre riviste, fu rapito da commando il 14 aprile 2011 all'uscita da una palestra a Gaza. In un video pubblicato su YouTube venne mostrato bendato e legato e il giorno successivo fu ucciso. Aveva 36 anni. Le motivazioni restano oscure.

    Fotoreporter pavese, Andrea Rocchelli morì il 24 maggio 2014 a soli 30 anni vicino a Sloviansk in Ucraina, mentre documentava le condizioni dei civili intrappolati durante il conflitto del Donbass. Fu colpito da una scarica di mortaio durante gli scontri fra l'esercito ucraino e gli indipendentisti filorussi.

    Simone Camilli, fotografo romano, morì il 13 agosto 2014 a Gaza, in un giorno di tregua dichiarata tra Hamas e l'esercito israeliano. Ad ucciderlo fu la deflagrazione improvvisa di un ordigno a Beit Lahia, in circostanze non chiare.

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