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Il fine vita per la quarta volta alla Consulta

Il fine vita per la quarta volta alla Consulta

Cappato, "In Emilia Romagna un caso di morte volontaria"

ROMA, 25 marzo 2025, 21:59

Redazione ANSA

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Il tesoriere dell 'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il tesoriere dell 'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il fine vita torna per la quarta volta sotto la lente della Consulta. I casi alla valutazione dei giudici costituzionali riguardano stavolta una paziente oncologica e un malato di Parkinson, accompagnati tre anni fa in Svizzera a morire da Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. L'udienza pubblica è in programma domani mattina.
All'esame della Corte l'articolo 580 del codice penale nella parte in cui prevede "la punibilità della condotta" di chi aiuta al suicidio medicalmente assistito una persona affetta da una patologia irreversibile, ma non tenuta in vita attraverso trattamenti di sostegno vitali come nel caso di Elena, paziente oncologica di 70 anni, e Romano, 82enne affetto da Parkinson.

 


Non essendo tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale classicamente intesi, non hanno provato ad accedere al suicidio assistito in Italia in quanto non avevano uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso Cappato-Dj Fabo. Entrambi avevano chiesto aiuto a Marco Cappato per andare in Svizzera e ricorrere lì al suicidio medicalmente assistito. Ad agosto e a novembre 2022, al rientro in Italia, Cappato si autodenunciò a Milano.
Il caso che approda domani alla Corte Costituzionale nasce proprio da quell'autodenuncia di disobbedienza civile. Una vicenda per cui a settembre 2023, la Procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione per Cappato. Ma il gip, nel giugno 2024, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale.
"Il Parlamento italiano continua a far cadere sulla Corte costituzionale il peso della propria inerzia", ha sottolineato Cappato che ha annunciato un nuovo caso di morte volontaria.
Sappiamo che in Emilia Romagna "ci sono state tre richieste con parere favorevole per quanto riguarda il suicidio assistito - ha detto - quindi immaginiamo che sia stato concluso tutto l'iter, e uno di questi tre casi è stato esitato, quindi, se la devo interpretare, significa che quella persona ha avuto la morte volontaria". Nella regione non è stata approvata una legge, ma c'è una delibera sul fine vita. Da qui l'appello di Cappato: "Dopo la Toscana, credo che ora il Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna possa finalmente discutere e approvare la nostra legge anche qui".

E ha ricordato che giovedì si riunirà la Conferenza Stato-Regioni che avrà all'ordine del giorno proprio questo tema. Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, non si troverà un "orientamento unanime" ma si tratta "semplicemente di capire come muoversi rispetto a sentenze che si sono presentate. Questo non vuol dire avallare o non avallare il fine vita".
E intanto niente di fatto per la legge sul suicidio medicalmente assistito in Campania perché il testo giunto in Aula non aveva il via libera della II Commissione bilancio per la necessaria copertura finanziaria. Per il presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero, l'assenza del parere della Commissione ha rappresentato un ostacolo insormontabile per poi poter procedere al voto. "Manca la copertura finanziaria alla legge, quindi manca la legge", ha affermato. Una scelta che ha però suscitato polemiche. 

 

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