Sono otto le persone indagate per l'incidente aereo del 16 marzo 2022 quando un Jet Aermacchi M346 di Leonardo precipitò, finendo contro il monte Legnone, in provincia di Lecco, e provocando la morte del pilota. Si tratta, come ha spiegato il procuratore Ezio Domenico Basso, di sette dirigenti di altrettante divisioni di Leonardo e del secondo pilota, il veronese Giampaolo Goattin, che nell'incidente rimase lievemente ferito.
A tre anni dalla tragedia, la Procura della Repubblica di Lecco ha chiuso le indagini sull'accaduto, arrivando a un quadro definito dell'accaduto dopo indagini particolarmente articolate e complesse, caratterizzate da una serie di consulenze sull'incidente. Il velivolo si schiantò nella zona montuosa al confine con le province di Lecco e Sondrio, provocando la morte del pilota collaudatore inglese Dave Ashley, finito contro la parete rocciosa dopo l'espulsione del sedile dal velivolo.
A vario titolo, agli indagati vengono contestate le ipotesi di disastro aviario colposo e omicidio colposo legato alla violazione delle norme antinfortunistiche, ritenendo che la morte di Ashley sia da collocare nell'ambito di un infortunio sul lavoro.
La Leonardo Spa viene chiamata in causa per la responsabilità amministrativa legata alle norme antinfortunistiche. Dal canto suo, l'azienda ribadisce che continuerà a garantire la massima collaborazione alle autorità competenti, in linea con i principi etici che da sempre caratterizzano l'azienda. Il robusto sistema procedurale di Leonardo, sottolineano fonti aziendali, garantisce l'attuazione di stringenti processi di controllo in linea con i requisiti fissati dalle normative vigenti e con le migliori pratiche internazionali.
Il velivolo, un aereo militare, era decollato dall'aeroporto di Venegono, in provincia di Varese per un volo di addestramento, con a bordo il pilota collaudatore Giampaolo Goattin e l'altro pilota dipendente di una società esterna, David Alexander Ashley, ex Raf, morto per l'impatto tra il biposto Alenia Aermacchi e la montagna pur essendo riuscito, come il collega, a proiettarsi dall'abitacolo. Il paracadute di Goattin, 54 anni, si era impigliato in uno sperone di roccia, di fatto salvando la vita all'uomo; l'inglese era invece precipitato in un crepaccio, venendo poi recuperato ormai morto dai soccorritori.
L'indagine è stata condotta dalla Procura lecchese. Inizialmente il fascicolo era stato assegnato al sostituto Andrea Figoni. A seguito del suo trasferimento a Cremona, l'indagine era passata al procuratore Basso, poi affiancato dalla collega Chiara Stoppioni.
"Il velivolo era in fase di collaudo, destinato ad uso militare - ha spiegato Basso - Dall'inizio ci siamo confrontati con l'Aeronautica, conferendo un primo incarico a un ufficiale, al quale abbiamo chiesto di analizzare le scatole nere e i rottami del jet". Ora la chiusura delle indagini e le comunicazioni agli indagati in vista della richiesta di rinvio a giudizio.
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