"È un puro atto squadrista di
esercizio del potere per il potere. Non per fare, ma per
togliere. Non per costruire, ma per distruggere. Una violenza
assurda, insensata: in cui tutti hanno da perdere. Il ministro
la faccia, la nazione un patrimonio. Violenza e vigliaccheria
insieme: si chiama fascismo". Lo afferma, in una nota, Tomaso
Montanari, in merito alla vicenda legata alla sua mancata
riconferma alla presidenza della Fondazione Museo Ginori.
Montanari ricorda che la presidenza è un incarico gratuito,
"altrimenti non l'avrei accettata da Franceschini, né tantomeno
avrei accettato la conferma per un secondo mandato annunciatami
da Giuli. Poi Giuli ha cambiato idea. Da scrivermi su whatsapp
'Oggi sono a casa con la febbre. Firmo domattina se non ti serve
tutto entro oggi', a sparire per mesi: fino a nominare (dopo
aver annunciato con atto ufficiale il mio nome alla Regione
Toscana) un ex assessore di Alemanno a Roma.
Perché? Perché dopo che Fdi ha cacciato Francesco Spano, il capo
di gabinetto che Giuli si era scelto sperando in una minima
autonomia, Giuli è un ministro dimezzato, commissariato,
paralizzato. Con un minimo di dignità, e di amore per il
patrimonio culturale, avrebbe dovuto dimettersi. Invece
obbedisce, ed esegue. Parlando col presidente della Toscana, non
si è vergognato di motivare così l'epurazione: 'Montanari mi
attacca in televisione'. E so che la querela di Lollobrigida
contro di me per un mio articolo sulle sue frasi sulla
sostituzione etnica, è stata il drappo rosso per chi controlla
Giuli per conto di Palazzo Chigi".
Per Montanari "usano il patrimonio culturale per regolare
conti politici, epurare chi dissente, piazzare i propri uomini.
Parlano di 'nazione', ma del patrimonio della nazione 'se ne
fregano' (come direbbero loro). Perché è chiaro che tutto il
lavoro fatto in 4 anni, finirà nella pattumiera. Una pura
punizione per la Toscana, e per la Sesto Fiorentino fieramente
antifascista. Ed è questa la cosa che fa male. Non per me" ma
"per quelle opere meravigliose, per le persone che ci lavorano,
per un territorio che aspettava a gloria il suo museo. E che ora
sarà nelle mani di uno scelto per fedeltà senza alcuna
competenza professionale di storia dell'arte, o di governo del
patrimonio culturale".
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