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Matteo Pugliese, ''Le mie sculture, un dialogo con la materia''

Matteo Pugliese, ''Le mie sculture, un dialogo con la materia''

A Palazzo Merulana, a Roma, 50 opere dell' artista milanese

ROMA, 28 marzo 2025, 20:01

(di Luciano Fioramonti)

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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''Nella materia cerco un dialogo, per questo non faccio mai bozzetti preparatori. Mi piace fare questa danza, possiamo chiamarla così, come reagisce e risponde l' argilla, il materiale più bello di questo mondo, ai miei segni, alle mie pressioni e alle mie dita''. Matteo Pugliese, scultore già da tempo apprezzato in Italia e all' estero, si racconta così all' ANSA accanto alle cinquanta opere di grande suggestione riunite nella mostra ''Nelle tue mani. Gesto, Arte, Materia'' che Palazzo Merulana, a Roma, gli dedica dal 29 marzo al 6 luglio. L' artista milanese ''ritrova'' in questa occasione la sua prima opera - Gravitas - entrata nel 2017 nella collezione di Claudio ed Elena Cerasi, creatori della Fondazione alla quale si deve il bel museo privato. I promotori di Coopculture, ai quali è affidata la gestione della struttura espositiva, dicono che ''è l' opera più fotografata e gettonata sui social'' proprio per il suo forte impatto, l' uomo in bronzo che affiora dal muro cercando di liberarsi dalla morsa che vuole risucchiarlo. Fa parte di Extra moenia'', il primo dei quattro cicli in cui la curatrice Carmen Sabbatini ha articolato il percorso. Sono proprio quelle figure umane in bronzo e marmo semisommerse nei muri-prigione la cifra di fascino di Pugliese, amplificata dalla grande opera che dà il titolo alla mostra, il profilo a grandezza naturale dell' ultima cena di Leonardo dove il dialogo è affidato soltanto alle mani degli apostoli e di Cristo. Altrettanto forti sono i lavori delle altre sezioni - gli spiriti guerrieri di Custodi, la ceramica lucida e sfarzosa degli Scarabei come custodi della memoria, fino al legno della Grande Madre di Pachamama - e quel volto femminile di statua classica deformato da una parte mancante che esprime la denuncia della violenza contro le donne. Nel salone al secondo piano, invece, tra i dipinti della Scuola Romana si staglia il monumentale uomo in alluminio di ''Una questione di fiducia'', del 2021. E' un riferimento ''al gioco che facevamo da bambini: ci si lasciava cadere all' indietro, confidando sull' amico che ti avrebbe sorretto. Una azione molto semplice che può essere addirittura impossibile per molti di noi''.
    ''In corso d' opera l' opera cambia sempre - spiega l' artista -. Io ho una idea iniziale del mio lavoro ma durante la lavorazione mi innamoro di un muscolo che si sta formando, un grumo di creta, ci lavoro intorno e la lascio parlare. Non la forzo mai, per questo parlo di dialogo e cerco di assecondarla per vedere che cosa viene fuori. alla fine il risultato è sempre lontano anni luce dall' idea iniziale''. In questo modo lo scultore è il primo spettatore dei suoi lavori. ''Non devo rispettare un progetto fino alla fine, posso cambiarlo. Anche per questo non riesco a lavorare su commissione. Ho avuto richieste anche molto prestigiose che mi hanno inorgoglito ma, per correttezza, ho rifiutato perchè vivo come una costrizione dover fare lavori che magari potrei portare in un' altra direzione''. Matteo Pugliese ribadisce che le sue opere nascono da una sua esigenza, da una necessità personale. ''Il mercato - riconosce - inevitabilmente altera poi questo sentimento, ma sono mie confessioni, sfoghi, meditazioni molto sincere e genuine. la cosa bella è che ho visto persone riflettersi nei miei lavori che toccano inevitabilmente corde comuni, il sentirsi imprigionati, la costrizione, il voler lottare, le aspettative della società o della famiglia individuo che bloccano l' individuo''. La ricerca artistica di Pugliese segue nel tempo lo stesso principio. ''Ritengo che anche le altre sculture parlino da pancia a pancia, senza troppe infrastrutture o critici che ti dicono se devi pensarne bene o male. Mi piace che l' emozione o il messaggio arrivi senza troppi filtri o arzigogoli mentali''.
   

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