''Accedere a questo archivio è stato
come entrare nel paese dei balocchi! Concettualmente la
fotografia qui conservata dialoga con mie ricerche passate, ne
rappresenta il 'prima', quando la fotografia aerea costituiva
l'unico modo per conoscere la superficie terrestre''. Olivo
Barbieri descrive così il lavoro di esplorazione e
reinterpretazione del materiale dell'Aerofototeca Nazionale
(Afn), oggi il maggior archivio aerofotografico civile italiano
con oltre sei milioni di immagini, al centro della mostra
''Aviopancro Restricted'' a cura di Francesca Fabiani, che
l'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (Iccd)
propone fino al 20 giugno prossimo nel complesso complesso del
San Michele a Ripa. Guardare il mondo dall' alto e raccontarlo
per immagini è una consuetudine il fotografo di Carpi. Per un
suo progetto che dal 2003 lo ha impegnato per 20 anni, Barbieri
ha scattato foto a bordo di un elicottero sessanta metropoli
''inaugurando un modo nuovo di rappresentare la città che,
grazie all'uso consapevole dell'errore fotografico, ci appare
più simile a un modellino in scala che a un contesto reale''.
La mostra documenta il lavoro realizzato nell'ambito del
programma "Iccd/artisti in residenza" che con Barbieri è alla
quinta edizione. Come spiega il direttore Carlo Birrozzi: "Con
questo programma - spiega il direttore Carlo Birrozzi -
l'Istituto intende mettersi in gioco e contribuire al dibattito,
quanto mai attuale, su significato, usi e lettura degli archivi
fotografici nella contemporaneità. In questi anni, il dialogo
tra i fotografi e l'immenso patrimonio fotografico conservato
dall' istituto ha saputo innescare nuove letture, in molti casi
sorprendenti anche per chi quotidianamente ci lavora''.
L'attenzione del fotografo, dopo la ricerca di immagini in
negativo nel fondo dell'Aeronautica Militare, è stata catturata
dall'impatto non solo visivo, ma anche fisico con l'ambiente. Un
archivio straordinario per la quantità del materiale e la
dimensione dei formati: rulli di negativi di 42 metri arrotolati
in migliaia di barattoli di latta. ''L'esperienza
nell'Aerofototeca dell'Iccd, densa di materialità fotografica
analogica, ha determinato la virata del lavoro di Barbieri dal
fotografico al plastico con la messa in scena degli elementi
principali dell'archivio - contenitori e contenuto, oggetti e
soggetti, positivi e negativi - come pattern di installazioni
temporanee'', spiega la curatrice.
Il lavoro è diviso in tre serie. Quella dei barattoli presenta i
contenitori cilindrici vintage che custodiscono le iscrizioni
fondamentali per ricostruire la storia del volo e della porzione
di territorio ripreso. Nella seconda di sculture effimere, i
giganteschi rulli di negativi sono parzialmente aperti e,
illuminati dal basso, forniscono una prova del contenuto
fotografico, non più "restricted", cioè vincolato dal segreto
militare. L'ultima serie rivela alcuni dei soggetti fotografici
conservati nel patrimonio dell'Aerofototeca, tra cui la
pattuglia acrobatica dei Diavoli Rossi, gli antesignani delle
Frecce Tricolori, ripresa da un altro operatore in volo. La
ricerca di Barbieri sull' archivio, ''nasce, sempre, dal suo
posizionarsi nell'ambiente visivo del mondo per sperimentare
nuove possibilità di percezione e di rappresentazione dei
luoghi''. Del resto lui stesso ha spiegato: "Viaggio non per
gusto di esotismo ma per misurare lo sguardo con sfide visive
sempre nuove e con concetti spaziali diversi. Prima di tutto mi
interrogo su cosa potrei traghettare, di un luogo, nelle mie
fotografie".
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