L'arte dello "speech writing" e del
"public speaking" come parti di un unico sforzo "etico" di
comunicazione agli altri: frutto di apprendimento ma pure di
espressione sincera di se stessi, attraverso cui cercare di
coinvolgere e tenere 'agganciati' coloro che ascoltano per
condividere possibilmente "un messaggio". Si è snodato lungo
questi concetti l'evento ospitato ieri sera dal Consolato
Generale d'Italia a Londra nell'ambito della sua attività di
promozione culturale, sul filo tracciato dalla presentazione di
un libro intitolato significativamente 'Verba Manent', ossia 'le
parole rimangono', secondo un'inversione del celebre detto
latino.
Un libro firmato dalla giornalista ed esperta di
comunicazione Giorgia Bentivogli, pubblicato grazie alla
partnership tra Centro Studi Enti Locali e Pacini Editore.
Attraverso le sue pagine, l'autrice - specializzata in Business
Communication alla Harvard Extension School e in Strategic
Branding & Public Relations alla UCLA Extension - esplora
proprio le tecniche dello speechwriting e del public speaking
attraverso l'analisi di discorsi che - a partire dal memorabile
'I have a dream' di Martin Luther King - seppero segnare la
storia.
La serata si è imperniata su una tavola rotonda moderata dal
console generale d'Italia, Domenico Bellantone, con la
partecipazione di Francine Lacqua, giornalista e conduttrice
televisiva dell'emittente Bloomberg, di Enrico
Franceschini, giornalista e scrittore, di Francesco Bongarrà
direttore dell'Istituto italiano di cultura nella capitale
britannica, e della stessa autrice. Durante l'incontro, i
relatori hanno condiviso spunti e strategie per rendere la
comunicazione pubblica più chiara, persuasiva ed efficace.
Giorgia Bentivogli ha guidato il pubblico nel richiamo a
orazioni epocali, evidenziando alcune linee guida di una buona
comunicazione (pubblica, politica, accademica, imprenditoriale o
di altro genere che sia): da quelle relative al rapporto
simbiotico da instaurare fra chi parla e chi scrive in veste di
'speechwriter' (se c'è), fino alla regola di base di scuola
anglosassone secondo cui un discorso efficace dovrebbe far leva
"su un solo concetto" cruciale, illustrato da non più di "tre
argomenti" fondanti. Ma non ha mancato di mettere in guardia
contro ogni schematismo, osservando che imparare a parlare
(meglio) si può, a patto di restare se stessi; e che, tuttavia,
"il discorso perfetto non esiste".
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