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Wanda Marra, le 'cose che mi hanno salvato la vita'

Wanda Marra, le 'cose che mi hanno salvato la vita'

Dal progetto con detenuti/e minorenni all'ossessione del lavoro

ROMA, 08 settembre 2024, 11:57

Redazione ANSA

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WANDA MARRA, 'COSE CHE MI HANNO SALVATO LA VITA' (PEOPLE, PP. 143, 15,00 EURO) Il quadro che viene in mente leggendo il libro di Wanda Marra "Cose che mi hanno salvato la vita", People editore, è il celebre ritratto di Félix Fénéon di Paul Signac. Ogni singola parola, ognuna delle brevissime frasi che irrompono in ogni pagina, fanno pensare ai puntini colorati che, alla fine, compongono un unico insieme variegato. Esattamente come la tecnica pittorica del 'puntinismo' di cui Signac, insieme a Georges Seurat, è stato uno dei massimi esponenti.
    Nel quadro, di fine '800, si vede un signore distinto, con tanto di bastone, cilindro e guanti in una mano, che porge, con l'altra, un fiore, sullo sfondo coloratissimo, geometrico, pieno di luci ed ombre che esplode in una serie di spicchi, ognuno differente dall'altro. Tutti uniti da un punto di fuga invisibile, ma fondamentale. Un modo, per Signac, di descrivere il suo amico, famoso critico d'arte, dalla personalità eccentrica, poliedrica, anarcoide, raffinatissima, come se fosse il narratore o il contenitore di mille mondi. E in questo volume è un po' quello che fa Wanda Marra, giornalista politica de 'Il Fatto Quotidiano' e studiosa di Giacomo Leopardi. Attraverso una sorta di 'puntinismo letterario', fa affiorare brandelli di vita.
    A cominciare da esperienze importanti come quella vissuta nel carcere di Casal del Marmo, dove ha tenuto un ciclo di incontri-lezioni con detenuti e detenute minorenni nell'ambito di un progetto di 'giustizia riparativa'. Da 'Cose che mi hanno salvato la vita' emergono così pensieri, sensazioni ed emozioni, descritti nell'imminenza del loro accadimento, come se fossero minuscole pennellate che, alla fine, guardandole da lontano, dopo aver chiuso il libro, compongono un insieme. Anzi, tanti insiemi, tutti rivelatori. Il fil rouge che lega lo scritto di Marra è quello della sua passione per la lettura. E ognuno dei libri che ha letto o forse è meglio dire che ha divorato, visto che racconta di aver avuto da ragazza una media di anche due tomi al giorno, è come se rimbalzasse, avesse un riflesso concreto sulla sua vita. Su ogni singolo episodio che l'ha caratterizzata.
    Una vita che si snoda tra Napoli e Roma, con viaggi in varie parti del mondo. Ucraina compresa. Una vita 'punteggiata' da amori persi, inseguiti, incompresi sui quali il narcisismo di entrambe le parti prende alla fine il sopravvento. Per lo più soffocandoli. Wanda Marra racconta anche il periodo del Covid e della passione-ossessione per il suo lavoro. E di come le cose, spesso tutte le cose, dalle sciarpette con cui ci si protegge dal freddo e dagli sguardi degli altri, al vecchio Rolex, all'automobile che alla fine diventa parte di noi, siano tutte ugualmente importanti. Quasi come i ricordi. Di cui non ci si libera mai.
   

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