MARIA GABRIELLA GIANNICE , HÉLÈNA PRIMA DELLA RIVOLUZIONE (EDIZIONI ATLANTIDE, PP. 224, EURO 18,50). Un intenso e tragico amore, una passione ribelle che sfida le convenzioni nella Russia del 1913 dove una donna arriva a pronunciare la parola divorzio. Lo racconta Maria Gabriella Giannice nel suo romanzo d'esordio 'Helena prima della rivoluzione', in libreria per Edizioni Atlantide, che è anche un omaggio alla grande letteratura russa.
La voce narrante è quella del principe Stepan Tverskòj, nobile decaduto, che alla fine della sua vita ricorda in una sorta di lungo monologo rivolto all'amata Helena, l'estate in cui si innamorò perdutamente di lei, la giovane più bella di Pietroburgo, andata in sposa al rozzo ma ricchissimo Nikolaj Aleksàndrovic Karamzina per salvare la famiglia dal disastro economico. Entrambi ventenni e pieni di energia, hanno in comune lo slancio della giovinezza e il peso di due casati schiacciati dalla cupidigia dei contemporanei e dai cambiamenti della Storia.
"Per conoscere quella parola che si chiamava amore, tu avevi scelto me, un giovanotto di poco più di vent'anni, ultimo erede di una famiglia illustre e squattrinata come la tua, ma senza figlie da vendere, belle maniere, discreta cultura, modeste prospettive. Un antagonista perfetto per il ricco e ignorante Nikolaj Aleksandrovic, sempre pieno di obiettivi ottimamente raggiunti" racconta Stepan.
Tra i salotti della buona società zarista che trascorre le sue ore libere fra ricevimenti e passeggiate nei boschi, pettegolezzi e battute di caccia, Stepan ed Helena vivono un amore proibito. Si agitano nella scintillante ma decadente Pietroburgo del 1913, le forze di un cambiamento che i due innamorati in un certo senso anticipano, trovando l'una nell'altro la forza di ribellarsi alle norme e ai vincoli dell'epoca.
Helena è intrappolata in un matrimonio con un uomo che crede di poter possedere tutto, anche le persone, ma attraverso il suo amante trova il coraggio di vivere la passione fino in fondo, di non fermarsi davanti a nulla, diventando il simbolo di una forza di libertà e affermazione personale che ispira anche trasformazioni personali e storiche. Il travagliato percorso di Stepan, che quasi a sfregio Karamzina considera il chaperon di Helena, è sostenuto sempre dall'amore per lei, anche quando finisce in prigione in Siberia e quando "un giorno luminoso dell'aprile 1919, in un comando dell'Armata Rossa" rivede il nero e il profondo blu degli occhi di Helena.
Giornalista, autrice con Alberto Anile di due fortunati libri sul cinema, La guerra dei vulcani (Le Mani) e Operazione Gattopardo (Feltrinelli), Giannice, che vive a Roma, anche nello stile della scrittura fa risuonare tradizione e modernità.
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