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Taxi sul piede di guerra: "sciopero a ridosso delle Europee"

Taxi sul piede di guerra: "sciopero a ridosso delle Europee"

Lunedì l'incontro col governo. Bombe carta al corteo di Roma

ROMA, 22 maggio 2024, 13:21

di Alfonso Abagnale

ANSACheck

Roma - RIPRODUZIONE RISERVATA

No alla "schiavitù di Uber e degli algoritmi", no all'aumento delle licenze, no alla deregolamentazione del settore. I tassisti scendono in piazza in tutta Italia con uno sciopero, iniziato dalle 8 alle 22 di martedì 21 maggio, dando sfogo a tutta la loro rabbia contro il governo Meloni.

"Un'adesione pressoché totale in tutta Italia. È praticamente impossibile trovare un taxi", rivendicano i sindacati, parlando di un' astensione dal lavoro "di più del 90%". Gli unici a non aderire allo sciopero sono stati i tassisti baresi perché "a Bari le licenze sono state tutte rinnovate, non c'era dunque motivo di protestare", e la sigla 3570 di Loreno Bittarelli.

Le sigle scese in piazza sono ormai sul piede di guerra e già minacciano un'altra protesta nelle prossime settimane.

"Lunedì avremo un incontro con un rappresentante del governo, se l'interlocuzione non sarà positiva siamo pronti a scioperare di nuovo per 48 ore, a ridosso delle elezioni Europee", avvertono.

Nel frattempo su e giù per la Penisola si vedono scene di turisti fermi alle pensiline ad attendere invano un'auto bianca.

Qualche tassista temerario, che non ha aderito alla protesta, prova ad avvicinarsi ma viene immediatamente ricoperto di insulti e scappa via. Nella banchina vicino alla stazione Centrale di Milano viene appeso uno striscione con scritto: 'Urso, il ministro Made in Usa'.

Lo sciopero culmina con una manifestazione a Roma. Circa 500 persone, la maggior parte vestite con maglietta nera, si raccolgono fra Piazza San Silvestro e via del Tritone, a due passi dalla sede del governo. Ci sono momenti di tensione. Gli agenti bloccano immediatamente gli accessi a Palazzo Chigi. In un clima da stadio partono fumogeni, petardi, bombe carta e cori da curva: "Uber, Uber, vaff...", "Le multinazionali non le voglio", "Siamo noi, siamo noi, i tassisti dell'Italia siamo noi", "Chi non salta è un uberino", "Ladri, papponi, fuori dai c...", "La sentite questa voce? Vaff..." Particolarmente "calda" la delegazione da Torino, incitata al megafono. Arringano la folla in dialetto anche i rappresentanti dei tassisti napoletani. I manifestanti issano striscioni e bandiere dell'Usb, di Uritaxi, di Taxi Torino, di Satam Cna, di Uiltrasporti.

Secondo i tassisti oggi Uber è avvantaggiato perché fa servizio da piazza che dovrebbero fare loro, invece di limitarsi alle prenotazioni. "Siamo qui in piazza perché secondo noi il governo sta subendo come sempre l'influenza delle piattaforme tecnologiche", attacca il coordinatore nazionale Usb Taxi, Riccardo Cacchione. "Ce l'abbiamo con tutti quelli che agevolano le multinazionali", mette in chiaro il leader sindacale, promettendo che "se qualcuno vuole mettere il servizio taxi nelle mani di queste, troverà i tassisti disposti a battersi per impedirlo". I tassisti chiedono quindi al governo di approvare i decreti attuativi adeguati, "fermi da 5 anni" nei ministeri dello Sviluppo e dei Trasporti, che "definiscono le regole e vincoli a tutela" del trasporto pubblico.

Completamente diversa la posizione di Uber Italia. "Serve rivedere in modo più strutturato l'offerta dei servizi di mobilità che devono andare incontro alle diverse esigenze dei cittadini e dei turisti a cui deve essere garantita la possibilità di scegliere liberamente un servizio di trasporto", spiega il general manager di Uber Italia, Lorenzo Pireddu, denunciando che "i decreti su cui sta lavorando il Mit vanno nella direzione opposta, limitando ulteriormente l'offerta degli Ncc". Il manager fa presente che dalla fine del mese di aprile, nonostante il continuo aumento dell'offerta di servizi disponibili in app, Uber in Italia "ha registrato il 40% di richieste inevase" 

 

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