(di Domenico Conti)
Tremila partecipanti, oltre 1.600
capi d'impresa, 60 fra primi ministri e capi di Stato. Fra
questi, oltre all'intervento - solo in video ma potenzialmente
dirompente - di Donald Trump il 23 gennaio e del presidente
ucraino Volodymyr Zelensky, a Davos ci saranno quasi tutti i
vertici delle istituzioni europee e diversi premier, dallo
spagnolo Pedro Sanchez al cancelliere tedesco uscente Olaf
Scholz.
Al momento non è in programma la presenza, per l'Italia, di
Giorgia Meloni o del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
mentre la lista del World economic forum (Wef) segnala la
partecipazione del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Con l'eccezione di peso di Trump e del presidente argentino
Javier Milei, e con la presenza del vice-presidente cinese Ding
Xuexiang, i big al Forum economico mondiale saranno a prevalenza
esponenti di quel mondo multilaterale che la nuova Casa Bianca
si propone di mandare in soffitta. Riuniti da un Wef sotto il
titolo 'Collaborazione nell'era dell'intelligenza' diranno la
loro fra livelli di guardia delle tensioni geopolitiche,
frammentazione economica, ritorno del nazionalismo, cambiamento
climatico, social media che vogliono seppellire i 'legacy media'
e intelligenza artificiale dal potenziale dirompente. La
consegna - nella Davos considerata la 'patria' dell'economia
globalizzata invisa ai sovranisti dove si sono intessuti accordi
di pace storici e George Soros per decenni ha lanciato i suoi
strali contro il nazionalismo - sembra essere fare buon viso a
cattivo gioco al Trump 2.0 iniziato fra promesse di dazi per
tutti e minacce di annessione a Canada, Panama e Groenlandia.
"Siamo pronti a rimboccarci le maniche fra mille difficoltà",
ammette il numero uno del Wef, Borge Brende. Con diversi nodi
pronti a venire al pettine: Zelensky avrà il centro della scena
con uno 'special address'. E al Wef temono un'escalation in
Medio Oriente nonostante i negoziati per un cessate il fuoco: ci
saranno il presidente israeliano Isaac Herzog e il primo
ministro dell'autorità palestinese Mohammad Mustafa. A guidare
il contingente Ue saranno la presidente della Commissione Ursula
von der Leyen e quella del Parlamento europeo Roberta Metsola.
Attesa anche la presidente della Bce Christine Lagarde, fra gli
esponenti dell'economia globale più di spicco assieme alla
direttrice generale del Fmi Kristalina Georgieva. Trump potrebbe
inviare qualcuno dei suoi nella parte finale del Wef 2025, che
inizia il 20 e si conclude il 24 gennaio. Ma non è atteso Elon
Musk, punta di lancia dell'offensiva trumpiana nonché degli
interessi delle big tech Usa a Davos rappresentate dal
presidente di Google Sanjay Gupta e di Amazon Andy Jassy, e dal
numero uno di Microsoft Satya Nadella.
Fra le organizzazioni sovranazionali ci sarà il segretario
generale della Nato Mark Rutte, oltre ai vertici di Wto e Who.
Per l'Italia, fra gli altri sono attesi l'amministratore
delegato di Eni Claudio Descalzi e il presidente dell'Enel Paolo
Scaroni, il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina e quello di
Unicredit Andrea Orcel così come il ceo di Acea Fabrizio
Palermo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA