Nel 2023 la crescita economica è
stata più intensa nel Mezzogiorno (+1,3%) rispetto alla media
nazionale (+0,9%), e anche per il 2024 le stime restano in
territorio positivo, con una crescita di circa l'1%, in linea
con la media nazionale. Questi segnali, però, non bastano a
fugare le preoccupazioni per il futuro: le dinamiche
demografiche, infatti, indicano che il Mezzogiorno nel 2080
potrebbe essere l'area più vecchia del Paese, con tutte le
conseguenze che ciò comporta. Lo ha detto Andrea Prete,
presidente di Unioncamere, intervenendo alle "Giornate del
Mezzogiorno", l'iniziativa organizzata dalla Camera di commercio
di Bari in occasione della 87esima Fiera del Levante.
"I processi demografici che hanno reso l'Italia uno dei paesi
più anziani al mondo colpiscono in misura più intensa il
Mezzogiorno rispetto al resto d'Italia", ha sottolineato Prete.
"Al 2080 - ha detto il presidente di Unioncamere - si stima una
perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno. La
popolazione del Sud, attualmente pari al 33,8% di quella
italiana, si ridurrà ad appena il 25,8% nel 2080. Ciò renderà il
Sud l'area più vecchia del Paese. Un vero e proprio dramma se
non riusciremo a invertire questa tendenza, facendo crescere le
opportunità di lavoro in queste regioni".
In questo quadro a luci ed ombre, ha sottolineato Prete,
emerge però una certa vivacità economica della Puglia, tanto sul
versante occupazionale quanto su quello imprenditoriale. Nel
2023 le imprese attive in Puglia erano 330.382, con un saldo tra
aperture e chiusure di imprese, nettamente positivo (+3.154).
Inoltre, la Puglia ottiene risultati positivi anche sul fronte
dell'innovazione grazie ad un numero di addetti nella R&S ogni
1000 abitanti pari a 3,0 (2,9 la media del Mezzogiorno) e un
livello base di digitalizzazione delle imprese poco al di sotto
del 50%. Numeri che, però, rimangono inferiori alla media
nazionale.
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