Si chiude definitivamente con una
vittoria di Banco Bpm la vicenda degli avvisi di accertamento
emessi dall'Agenzia delle Entrate nel 2011 e relativi alla
contestata deducibilità dei costi sostenuti nel 2005 dalla
Popolare Italiana, poi confluita in Banco Bpm, nella tentata
scalata all'Antonveneta.
La Corte di Cassazione, si legge in una nota, ha depositato
la sentenza che, come chiesto da Banco Bpm, annulla gli avvisi
di accertamento riconoscendo la fondatezza dei motivi del
ricorso della banca e cassando la sentenza della Commissione
Tributaria regionale della Lombardia.
La sentenza consentirà al Banco di ottenere l'integrale
restituzione di quanto versato a titolo provvisorio in pendenza
del giudizio definitivo tra il 2012 e il 2015, per un importo
complessivo pari a 201,9 milioni di euro, oltre ai relativi
interessi. Il Banco, convinto delle proprie ragioni, ha iscritto
e mantenuto l'importo a bilancio nella voce 'altre attività'.
Ad assistere la banca sono stati lo Studio Tremonti Romagnoli
Piccardi e Associati, con i soci Cristiano Caumont Caimi e Laura
Puddu, e lo Studio Stevanato, con il professore Dario Stevanato.
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