Un piano B per l'Eliseo: dopo la condanna a cinque anni di ineleggibilità per Marine Le Pen, il Rassemblement National si è riunito per un vertice d'urgenza nel quartier generale del partito a Parigi per studiare, tra i vari rompicapo in arrivo, un'alternativa al destino avverso della leader. Il candidato più naturale, se la corsa di Marine Le Pen dovesse davvero fermarsi sullo scandalo dei fondi sottratti al Parlamento europeo, risponde al nome di Jordan Bardella, il delfino ventinovenne che dal 2022 l'ha sostituita alla presidenza della Fiamma tricolore d'Oltralpe. Intervistata da Le Figaro, è stata del resto la stessa Le Pen a indicare quella del giovane ambizioso politico di ascendenze italiane come la scelta obbligata. "Al Rassemblement National - disse Le Pen - abbiamo la fortuna incredibile di essere in due: se succede qualcosa all'uno, rimane l'altro".
Fino ad oggi, del piano B "come Bardella" - la battuta circola sottovoce già da tempo - nessuno osava parlare ufficialmente. Ma nel silenzio, c'erano i sondaggi: secondo il 60% dei francesi sarà lui il candidato presidente per il Rn fra due anni. Anzi, il 43% "si augura" che sia così. Contro il 42% che resta fedele a Le Pen.
Nato il 13 settembre 1995 a Drancy, banlieue difficile di Parigi, da una famiglia di origini piemontesi emigrata in Francia, l'enfant prodige del nazionalismo transalpino che si presenta come italiano "al 75%", ha bruciato le tappe di una carriera politica cominciata poco più di 10 anni fa. Era, allora, un aderente e simpatizzante "stregato" da Le Pen, che per lei andava in strada ad affiggere manifesti in periferia.
Nel 2019, viene eletto ad appena 23 anni all'Europarlamento, poi, nell'autunno 2022 la consacrazione, con la conquista della presidenza del partito al posto della leader passata a sua volta a guidare il gruppo in Parlamento. Per l'estrema destra francese è una piccola rivoluzione: per la prima volta nella sua storia, l'ex Front National fondato da Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine scomparso lo scorso gennaio, non è più guidato da un membro della famiglia. Marine Le Pen, che ha individuato e scelto Bardella come suo successore, lo ha sempre spinto e sostenuto, facendone uno dei principali strumenti della cosiddetta 'dédiabolisation' che in molti paragonano al percorso di Giorgia Meloni in Italia. "Sono venuto da altrove, ma sono diventato di qui", disse all'ANSA qualche mese fa, spiegando di aver "fatto lo sforzo repubblicano di assimilazione, sposando la storia di Francia, onorando ciò che è stato il nostro grande Paese, imparando il francese, rispettando l'insegnante, rispettando la polizia".
Nelle scorse elezioni politiche, Bardella puntava a Matignon, sede del primo ministro dove oggi siede Francois Bayrou, ma ora può cominciare a sognare l'Eliseo. Anche se la strada per il 2027 è ancora lunga e nella République dalle mille soprese non c'è nessuna certezza. E chissà se nel frattempo non si esaudisca la profezia di quei tanti che vedono in Cyril Hanouna, controverso showman della sfera Bolloré, un possibile nuovo candidato outsider del populismo in salsa bleu-blanc-rouge.
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