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Il Papa: "Il 7 ottobre giornata di preghiera per la pace"

Il Papa: "Il 7 ottobre giornata di preghiera per la pace"

Nell'anniversario dell'attacco di Hamas. Il 6 rosario e supplica

CITTÀ DEL VATICANO, 02 ottobre 2024, 18:36

di Fausto Gasparroni

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Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Papa Francesco - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Mentre sempre più minacciosi venti di guerra si addensano sulla regione del Medio Oriente, e non solo, papa Francesco ricorderà l'anniversario dell'attacco di Hamas contro Israele indicendo per lunedì 7 ottobre una speciale "giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo", a cui invita tutti i fedeli cattolici a partecipare. Inoltre il giorno prima, domenica 6 ottobre, reciterà il rosario nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, rivolgendo alla Vergine "un'accorata supplica".

    L'annuncio del Pontefice arriva al termine dell'omelia nella messa di stamane in Piazza San Pietro per l'apertura della seconda sessione del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità nella Chiesa. "Riprendiamo questo cammino ecclesiale con uno sguardo rivolto al mondo - dice Francesco -, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell'umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n'è bisogno, soprattutto in quest'ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni".

    "Per invocare dall'intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un'accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell'occasione", fa quindi sapere. "E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo", aggiunge.

    Per quanto riguarda la giornata di preghiera e digiuno del 7 ottobre, il Papa fa proprio e rende universale quanto già annunciato per la propria diocesi dal patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa. E i nuovi fronti di conflitto che dopo Gaza si sono rivolti contro il Libano, che ora coinvolgono anche l'Iran e lo Yemen, mentre vanno avanti senza remissione alcuna quelli nella "martoriata Ucraina" e in altre zone del pianeta, spingono il Papa a un'iniziativa di partecipazione e preghiera che coinvolga tutta la Chiesa.

    Intanto con la messa di stamane sul sagrato vaticano, e con la prima congregazione nel pomeriggio nella Sala Nervi, si è aperto a tuti gli effetti il Sinodo, che si propone una sintesi sul lavoro di ascolto e consultazione avviato ben tre anni fa e già passato l'anno scorso per un'altra assemblea, su come dovrà essere la Chiesa 'sinodale' nel futuro, con più partecipazione dei laici e delle donne, con meno separazione e distanza tra la gerarchia e la base, e con un coinvolgimento più ampio dei battezzati alla missione cattolica.

    E sul modo di procedere, il Papa parla chiaramente nell'omelia: "la nostra non è un'assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione". E una "condizione" da rispettare è "che ci liberiamo da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla 'carità dello Spirito' di creare armonia nella diversità. Non è in grado di sentire la voce del Signore chi con arroganza presume e pretende di averne l'esclusiva". Nel concreto, "badiamo a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre", avverte Francesco.

    "Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di 'tirare acqua al proprio mulino' senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore". Poi, nella congregazione del pomeriggio: "la presenza all'Assemblea del Sinodo dei Vescovi di membri che non sono vescovi non fa venir meno la dimensione 'episcopale' dell'Assemblea". "Essa piuttosto - spiega il Papa - segnala la forma che è chiamato ad assumere l'esercizio dell'autorità episcopale in una Chiesa consapevole di essere costitutivamente relazionale e per questo sinodale". E quindi "si dovranno individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio 'collegiale' e 'sinodale' del ministero episcopale". 

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