Non solo il posizionamento in Europa. Gli alleati di governo litigano anche sul "pacchetto cittadinanza", le misure approvate nell'ultimo Cdm, su proposta del ministro degli Esteri e leader di FI, Antonio Tajani, per limitare lo ius sanguinis ed evitare abusi. I deputati leghisti Dimitri Coin e Graziano Pizzimenti preannunciano "doverosi correttivi" in Parlamento, puntando il dito contro "la stretta ai discendenti di chi è emigrato all'estero, in larga parte di origine veneta, lombarda, piemontese o friulana" da parte di chi pensa al contempo "di regalare la cittadinanza a giovani immigrati che spesso sono islamici". Secca la replica di Forza Italia: "Stupisce che i deputati della Lega dicano cose diverse rispetto a quello che hanno votato i loro stessi ministri in Cdm" dove sul provvedimento "erano tutti d'accordo".
La critica dei parlamentari leghisti corre su due binari: da un lato contestano "l'idea di limitare ai discendenti italiani emigrati all'estero l'accesso alla cittadinanza" (perché "si parla di nostri nonni, bisnonni, che vengono da Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte"), dall'altro stroncano lo Ius Italiae, la seconda gamba della riforma sulla cittadinanza proposta dagli azzurri. "Nell'iter di conversione in Parlamento tutto si può migliorare, ma questa mi pare una norma sacrosanta ed urgente anche per mettere fine a truffe e palesi violazioni della normativa sulla cittadinanza, che va meritata e non regalata", commenta il portavoce di FI Raffaele Nevi. Ribadendo che sul tema l'obiettivo del partito è lo ius Italiae: "Speriamo che si ragioni tutti insieme su una proposta molto importante".
Match concluso? Niente affatto. Il partito di Salvini spedisce la palla in campo meloniano, tirando in ballo le critiche sulla riforma dello ius sanguinis espresse dall' eurodeputata di FdI, Elena Donazzan, in un'intervista al Corriere del Veneto ("Dal centrodestra un errore culturale, hanno sangue italiano, altri ci invadono"). "Alcuni esponenti della Lega di Veneto e Friuli Venezia Giulia si sono limitati a rispondere a delle domande suscitate dall'intervista di Elena Donazzan (FdI) apparsa oggi", rimarcano fonti leghiste, sottintendendo che un certo disappunto sulla norma sia trasversale nel centrodestra.
E a confermarlo arriva il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi: "Il testo va assolutamente migliorato, va cambiato - osserva - bisogna non avere un pregiudizio nei confronti delle nostre comunità all'estero. In questo caso siamo d'accordo con la Lega". Un commento che spiazza il centrodestra, tanto che l'azzurra Debora Bergamini interviene dichiarando: "Spiace leggere" che "tra i tanti 'perplessi del giorno dopo' ci sia anche Lupi". La riforma, in realtà, arriva come un fulmine a ciel sereno in Argentina, uno dei paesi con la maggiore comunità di migranti all'estero e che più ha usufruito delle possibilità offerte dall'affermazione del principio dello ius sanguinis. "Drastica svolta", titola, ad esempio, il quotidiano La Nacion, che parla di "una cattiva notizia per migliaia di argentini che mirano ad ottenere un passaporto italiano per trasferirsi in Europa".
Intanto, l'Europa continua a dividere nettamente gli alleati di governo. Matteo Salvini boccia il progetto di riarmo europeo, sostenendo che "Von der Leyen fa l'interesse dei tedeschi" e ribadendo "un no totale assoluto, a un solo euro di debito comune per comprare proiettili". Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI) difendono la linea della presidente della Commissione Ue. Una difesa che arriva anche da Forza Italia che, per voce di Alessandro Cattaneo, sottolinea come Ursula von der Leyen stia dando "grande centralità all'Italia" e come "la prospettiva europea sia l'unica per reggere in questo momento complicato".
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